ANNO 14 n° 118
Una crisi senza ragioni se non la lotta per le poltrone
Quando la politica dà il peggio di sé
24/01/2016 - 02:00

VITERBO – (An. Ar.) Se l’amministrazione Michelini cadrà – e ad oggi sembra che sia questa la fine della storia – sarà difficile capire il perché. I sette consiglieri ribelli del Partito democratico, infatti, finora non hanno spiegato le loro ragioni, le loro critiche. O non lo hanno fatto in modo chiaro.

Certo, alla base della crisi ci sono una serie di fattori: la creazione dei Moderati e Riformisti (''il partito privato di Fioroni’’, secondo il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi), l’intenzione dei fioroniani stessi di far entrare Maurizio Tofani in giunta (''era assessore già col centrodestra’’), il taglio drastico dalla giunta di Andrea Vannini, l’ombra dell’ex ministro che, secondo una parte del Pd, sarebbe costantemente dietro al sindaco. E magari anche altre storie. Si tratta, comunque, di tutte argomentazioni politiche, della politica peggiore, quella autoreferenziale, che si gioca nei palazzi e nelle sedi di partito e che dunque non arriva alla gente della strada. O arriva in forma distorta. All’atto pratico, le partite che si stanno giocando all’interno di chi governa la città hanno poco a che fare con il futuro della città stessa. Se c’è una battaglia in corso per un seggio alla Camera (che con l’Italicum, tra l’altro, non può essere garantito a nessuno o quasi) quando si voterà, è una sfumatura che non riguarda i viterbesi. Né lo sviluppo della città, né il rilancio dell’economia, né il decollo del turismo, del termalismo, né il completamento della Trasversale, né qualsiasi altra cosa concreta.

Sulle cose concrete Michelini e i suoi fedelissimi hanno provato a comunicare nelle ultime settimane, mentre la situazione precipitava. I risultati ottenuti (non strabilianti, ma è quello che passa il convento, specie in questi tempi grami per le amministrazioni comunali), i progetti futuri, i numeri positivi delle grandi indagini nazionali (tipo Sole 24 ore). I sette non hanno fatto una piega: trincerati nel loro silenzio, hanno continuato con la loro resistenza passiva, una tattica astuta che alla fine si rivelerà probabilmente vincente. E quando tutto sarà finito, quando anche l’aplomb istituzionale sarà caduto, arriverà l’ora della resa dei conti, con altri attacchi, stavolta a parti invertite (i micheliniani, civici o del Pd, contro gli ex ds). E poi la campagna elettorale, dove anche nel centrodestra se ne vedranno – e se ne sentiranno – delle belle.

Insomma, neanche da questa storia è uscito fuori un dibattito serio sulla città, sui contenuti, sulle prospettive. Ci hanno rimesso i viterbesi. Loro invece, i protagonisti della crisi buffa, saranno ancora lì, pronti a litigare per la prossima poltrona.





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