ANNO 14 n° 118
È guerra aperta anche dentro al Pd
Votato un documento critico con i Mo.Ri. Polemiche sul tesseramento
Spostato a mercoledì l'incontro romano con Guerini, Tramontana e Melilli
25/01/2016 - 22:27

di Roberto Pomi

VITERBO – La guerra esplode anche dentro al Partito Democratico. La segreteria provinciale del partito, guidata da Andrea Egidi e a trazione ''non fioroniana'', mette in crisi la prospettiva di accordi nel quadro delle elezioni amministrative, che a primavera interesseranno 21 comuni della Tuscia, con i Moderati e Riformisti. Formazione quest’ultima ben vista dai ''fioroniani'' e considerata dagli stessi fondamentale per l’allargamento del partito e funzionale alla vittoria e alla costruzioni di possibilità di governo dei comuni che vanno alle urne.

Questa sera, nella sala conferenze di Palazzo Gentili, l’assemblea della direzione del partito. Con i lavori aperti su un documento, predisposto una decina di giorni fa, dalla segreteria provinciale e messo davanti alla direzione per essere elaborato e integrato.

Obiettivo? Darsi una prospettiva e decidere una linea da seguire nella formazione del quadro di alleanze in vista delle elezioni di giugno. Ma anche per fare il punto sulla crisi di Palazzo dei Priori. Proprio su questo fronte arriva la prima notizia: l'incontro romano con Guerini, Tramontana e Melilli è stato spostato a mercoledì, alle ore 16, a causa degli impegni parlamentari dei due esponenti nazionali (c'è il ddl Cirinnà sulle unioni civili). A tal proposito le parole di Egidi suonano nette: ''Una soluzione, se siamo ancora in tempo, può arrivare solo dal sindaco Michelini''.

Presenti in sala buona parte dei cinquanta membri aventi diritto di voto. Tra loro gli assessori Luisa Ciambella e Alvaro Ricci, il consigliere regionale Enrico Panunzi, il presidente della Provincia Mauro Mazzola.

Il documento ricostruisce le vicende che hanno interessato l’attuale amministrazione, individuando proprio nella dinamiche innescate da Moderati e Riformisti l’acuirsi delle difficoltà e rimandando a Leonardo Michelini l’onore di trovare vie d’uscita. La prospettiva generale, nei comuni al voto, evidenziata è quella di alleanze con forze che ''non abbiano l’imbarazzo a definirsi di centrosinistra''. Individuando come strumenti la ricandidatura dei sindaci uscenti e lo strumento delle primarie. Parola d’ordine: ''Non si flirta con le destre''.

''Va evitata – si legge nel documento – la tentazione di trasversalismi e alleanze che poco hanno a che vedere con culture politiche, sensibilità e programmi omogenei ma che rischiano di generare operazioni di pura e semplice gestione del potere. Occorre immaginare un’operazione molto più complessa e difficile rispetto alla nascita di movimenti frutto di aggregazioni di gruppi politici che già hanno svolto una funzione politica in molti centri della Tuscia, spesso da formazioni di centro destra. Un mondo non proprio riconducibile alla società civile che guarda ad una collocazione “di mezzo” e che non rappresenta la frontiera ''avanzata'' per un nuovo centro sinistra: in pratica, l’esatto opposto di ciò che si richiede al Pd''.

Tutto questo a fare da premessa a un affondo chiaro verso Moderati e Riformisti: ''Ancor più preoccupante della costituzione di per sé di nuovi movimenti (che comunque saranno chiamati a confrontarsi con la vicenda politica del territorio e a costruire con noi alleanze di governo), è il fatto che gli stessi siano nati anche e soprattutto grazie a un impegno incessante di settori del Pd. Movimenti che nascono con la volontà di allargare e rafforzare il centrosinistra rischiano in realtà sul territorio di far implodere il Partito e ciò che rimane di possibili alleanze''.

In quest’ottica viene sviluppato un significativo passaggio: ''Il rischio è che le componenti interne al Pd non svolgano più la funzione che la storia gli assegna, ricerca e analisi, iniziativa culturale e programmatica ma che diventino contenitori utili alla costruzione di tanti piccoli 'partitini' ad uso esclusivo delle stesse''. In sintesi è guerra aperta in casa democratica tra l’anima ''fioroniana'' e tutte le altre esistenti nel Pd.

Come emerge chiaramente dall'intervento di Tiziana Lagrimino: ''Non condividiamo le linee del documento. Ti rinnoviamo l'invito - sollecitato in un documento presentato da me, Ciambella e Fabbrini - a ripristinare la legalità nella federazione provinciale. Ti invitiamo a presentare il bilancio del 2015 e il preventivo del 2016. Mai approvato documento finanziario, mai approvato comitato di tesoreria e tutto questo lo abbiamo sollecitato numerose volte, anche minacciando di ricorrere alle vie legali''. Una sorta di contrattacco su questioni procedurali.

Poi l'attacco sul tesseramento: ''Ritrovarsi con 166 tessere non passate dal circolo mi sembra un pochino eccessivo. Inviterei a usare toni più legittimi''. Egidi replica: ''Faremo tutto, stiamo lavorando''. Schermaglie continue nel dibattito - anche con scontri fratricidi., vedi quello tra l'assessore Alvaro Ricci e il capogruppo ribelle Francesco Serra, amici di lunga data al di là della politica -  e infine il voto. Approvato a maggioranza, con i fioroniani che si esprimono coontroi. La crisi del Pd è servita.





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