di Andrea Arena
VITERBO – Due ore e mezzo di incontro e di confronto, intanto. Segno che ai vertici nazionali e regionali del Partito democratico il caso Viterbo sta a cuore. All'uscita dal Nazareno, però, i quattro esponenti viterbesi del Pd hanno la bocca cucita, o quasi: onde evitare pericolose speculazioni (rischio tutt'altro che secondario, con queste lingue e questi veleni che girano negli ultimi tempi nel capoluogo) la dichiarazione ufficiale è una sola, e concorde: ''Guerini e Melilli hanno ascoltato le nostre ragioni, hanno preso atto delle nostre posizioni e si sono presi del tempo, diciamo entro 48 ore, per analizzarle. Poi ci rivedremo e ce le comunicheranno''. Stop.
Così il segretario comunale Stefano Calcagnini, la vicesindaco Luisa Ciambella, il segretario provinciale Andrea Egidi e il capogruppo in consiglio comunale (nonché capo dei sette consiglieri ribelli) Francesco Serra, tutti citati in ordine alfabetico, hanno ripreso la via di casa.
Insomma, l'ordine è di stare buoni fino alla prossima telefonata di convocazione dal Nazareno. Perché prima di risolvere la crisi in Comune (e dunque ascoltare il sindaco Michelini) c'è da sistemare le cose nel Pd. I due esponenti romani potrebbero suggerire una via dignitosa per fare la pace salvando la faccia (che in politica fa sempre comodo) oppure dare il segnale che il paziente sia ormai senza speranze e conviene staccare la spina.