ANNO 14 n° 118
Prima l'accordo poi (semmai) Guerini
Senza pace tra le parti, il vicesegretario del Pd potrebbe non venire
17/02/2016 - 17:40

VITERBO – (An. Ar.) Una direzione provinciale per chiudere la crisi in Comune e ripartire con più slancio (si fa per dire) che mai? Oppure una direzione provinciale per fingere una ritrovata armonia, scongiurare il voto amministrativo in primavera e poi uccellare Michelini alla prima occasione utile? Quando trovi un bivio imboccalo, come diceva quello, e allora conoscendo l’indecisione perenne regnante del Partito democratico, vedremo come andrà a finire.

Il giorno chiave è domani pomeriggio, quando alla direzione provinciale del Pd dovrebbero essere presenti anche il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il segretario regionale Fabio Melilli. Il condizionale è d’obbligo, e non solo perché il ddl Cirinnà sta facendo ballare la rumba al Pd nazionale. No, Guerini potrebbe anche evitare la trasferta viterbese qualora prima non sia stato trovato l’accordo tra le due parti belligeranti. E infatti queste sono ore di vertici e confronti.

Ieri sera, all’ora dell’aperitivo, si sono visti i sette consiglieri comunali ribelli del Pd, più lo spin doctor Sandro Mancinelli. Tema della riunione: trovare una via d’uscita, in un senso o nell’altro, allo stallo. E altre riunioni (anche dei popolari) si stanno tenendo anche nel pomeriggio di oggi, in vista della direzione provinciale ma anche della riunione del gruppo consigliare con il segretario Melilli, che potrebbe slittare o addirittura saltare sempre se non si trova un accordo.

Una via d’uscita che ricomponga la frattura, cioè, assecondando le indicazioni dei vertici del partito (''Fate l’amore, non fate la guerra’’) ma che comporterebbe seri problemi d’immagine e di credibilità agli stessi sette, che negli ultimi due mese non hanno risparmiato accuse (''Michelini, per noi finisce qui’’) e gesti clamorosi (la sedia bruciata in piazza da Troili) e che ora sarebbero tacciati quanto meno di incoerenza. In effetti, le voci di tormenti e timori in queste ore, tra i sette, per un'eventuale marcia indietro continuano a circolare. 

L’apparizione dell’assessore Perà (che insieme alla collega Troncarelli fa riferimento proprio a quell’area) ieri in commissione può anche essere interpretato come un primo, leggerissimo, segnale di disgelo; oppure come soltanto il dovere istituzionale di un amministratore di presentarsi a discutere un argomento delicato come il mattatoio. (La seconda che hai detto).

Oppure, seconda soluzione, respingere la riappacificazione (promossa dal sindaco Michelini con la nota di ieri sera, un'apertura mai vista in questi due mesi), confermare la rottura e prendersene tutte le responsabilità. Magari confidando nel fatto che, scongiurato il voto in primavera (i termini scadono proprio domani, poi l’amministrazione potrà cadere e sarà sostituita da un commissario) il Pd possa essere ‘ìpiù tenero’’ nei confronti dei ribelli e, sempre magari, non arrivare all’espulsione. In questo caso, comunque, scordiamoci di vedere Guerini domani: il vicepresidente del più grande partito italiano non scende in provincia per certificare il fallimento di un governo di centrosinistra, né per benedire (o maledire) le beghe personali e personalistiche di chicchessia.





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