ANNO 14 n° 118
''Così il Pd è spaccato a metà''
Dopo la direzione provinciale emergono profonde lacerazioni nel partito
''Un conto sono le alleanze, altro le doppiezze. Si nascondono dietro Renzi''
Messaggio dei fioroniani ad Egidi: uno sforzo per ricompattarsi per le elezioni
26/01/2016 - 17:13

VITERBO – ''Non si può usare la faccia di Renzi, il suo attivismo e i suoi risultati, per coprire le magagne locali. Prima o poi bisognerà affrontarle’’. La frase è di Luisa Ciambella, uno degli esponenti più autorevoli del Pd viterbese, vicesindaco del capoluogo, che è ieri è intervenuta nell’infuocata direzione provinciale del partito. Quella direzione che ha fatto venire a galla tutta una serie di problemi – politici, legali, persino personali – all’interno della formazione democratica. Problemi dei quali la crisi al Comune di Viterbo è soltanto quello più visibile, lo sfogo naturale, ma non certo l’unico. Anche perché di qui a quattro mesi si andrà a votare per il rinnovo di 21 amministrazioni comunali (22, se cascasse anche Palazzo dei priori) e quella intrapresa dal Pd oggi non sembra la strada per andare in paradiso.

Insomma, quanta polvere c’è, nascosta sotto il tappetino renziano? Secondo Ciambella tanta, ‘’e anche la certezza che questo sia il momento di fare uno sforzo per ricompattare il partito, per risolvere le questioni in ballo e per presentarsi uniti al prossimo appuntamento con le urne’’, dice Ciambella.

Ma ieri sera sono venute fuori tutte le tensioni, i personalismi, ‘’lo stato di diffusa illegittimità’’, per usare le parole di altri autorevoli esponenti, in cui si trova ad operare il Pd. Gli attacchi ai Moderati e Riformisti, in tutto questo, potrebbero essere soltanto un diversivo, o almeno un falso problema. Perché – e questo lo sostengono sia Mo.Ri. sia alcune anime del Partito democratico – cercare di allargare la base del partito, definire alleanze, non può essere considerata doppiezza. ‘’Piuttosto, abbiamo avuto l’intuizione di anticipare quelle scelte che poi lo stesso Governo ha fatto – dicono - andando a cercare sponde al centro, così come oggi fa Renzi attingendo in chiave nazionale alla stessa area a cui ci siamo rivolti per primi qui a Viterbo’’.

La doppiezza, semmai, sta in altre situazioni, sempre locali. Qualcuno ha sollevato gli strani casi di Fabrica, Montalto di Castro e Bagnoregio, dove pure l’altro Pd ha dato una mano al centrodestra, ma senza farlo apparire troppo evidente. Oppure, hanno notato i viterbesi doc, gli attacchi dei sette ribelli a Tofani (ritenuto a ragione ex amministratore del centrodestra ma che condivise l’esperienza d’opposizione col centrosinistra) ma allo stesso tempo la strenua difesa dalla decadenza fornita a Moltoni, che di Tofani era compagno di partito prima di passare in minoranza. ''Non c’è niente di male a cercare voti, perché la politica è anche questo, ma le alleanze si fanno alla luce del sole’’, è il ritornello ripetuto anche dalla raffica di dichiarazioni arrivate in mattinata.

Idem per la questione del tesseramento su Viterbo, che è visto. L’Unione comunale – a maggioranza fioroniana – avrebbe un ruolo chiave nel disegno di disarcionare il sindaco. Dal consigliere regionale Panunzi, comunque, ieri è venuta una significativa apertura per ridiscutere proprio la faccenda delle tessere. Può essere un inizio per ritrovare un dialogo e per evitare che la faccenda finisca sui tavoli del partito nazionale.

Altro discorso: gli attacchi ai presunti presenzialismi degli assessori Ricci e Ciambella: ''Ma se siamo entrambi esponenti del Pd? – si difendono loro – Di cosa si lamentano, che facciamo troppo?’’ Il problema dovrebbe riguardare quelli che invece fanno poco.

Resta il fatto che l’emendamento finale dei fioroniani al documento di Egidi non è stato neanche ritenuto degno di discussione. E questo è visto come un’inutile forzatura da parte di una componente che tutto sommato ha appena qualcosa in più del 50 per cento della maggioranza nel partito viterbese. Una prova di forza, a botte di maggioranza, che non trova riscontro invece nell’atteggiamento tenuto dalla stessa corrente ex ds all’Unione comunale: qui i fioroniani rappresentano l’80 per cento del partito, e la minoranza diserta più o meno regolarmente le assemblee. Quando invece i popolari vanno in direzione provinciale – con numeri ben diversi – i loro emendamenti non vengono neanche discussi. Poco democraticamente.

Allo stato di illegittimità i fioroniani riconducono pure i dati oggettivi come il decadimento della commissione di garanzia e i dubbi sui bilanci. Insomma, è un partito spaccato a metà, e l’orologio corre verso le elezioni.





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