ANNO 14 n° 115
Gli indagati ai domiciliari oggi dal gip
Domani previsti gli interrogatori di garanzia degli arrestati detenuti in carcere
L'inchiesta, costola di 'Dazio', supportata da 700mila intercettazioni e 12mila filmati
25/10/2012 - 04:00

VITERBO – (ale. ser.) C’è anche la rivelazione di segreto d’ufficio tra i reati contestati a vario titolo agli indagati dell’inchiesta “Genio e sregolatezza”. Una bazzecola, certo, rispetto alle già note e ben più gravi accuse di corruzione e turbativa d’asta. 

All’indomani della scoperta di una nuova tangentopoli, trema la Viterbo di politici, imprenditori e funzionari pubblici. Sessantre in totale, di cui dodici tratti in arresto dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato che, all’alba di martedì, hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari Franca Marinelli. 

In carcere, come noto, è finito tra gli altri il sindaco di Graffignano Adriano Santori che, prima di entrare nel penitenziario viterbese, ha consegnato una lettera ai suoi legali in cui ha rassegnato le dimissioni. Santori sarà sottoposto ad interrogatorio di garanzia domani mattina insieme agli altri arrestati ristretti a Mammagialla. Ad essere ascoltati dal magistrato saranno: il funzionario del Genio civile considerato uno dei personaggi chiavi dell’inchiesta, Roberto Lanzi; l’imprenditore Gianfranco Chiavarino; Angelo Anselmi; Fabrizio Giraldo; Amedeo Luca Girotti; e Roberto Tommasetti. 

Le due donne, seppur anche loro in regime di detenzione carceraria a Civitavecchia, saranno invece ascoltate questa mattina negli uffici della Procura. Si tratta di Daniela Chiavarino (figlia di Gianfranco), e del secondo funzionario del Genio civile coinvolto nella faccenda: Gabriela Annesi. Sempre questa mattina sono in programma gli interrogatori di convalida degli indagati ai domiciliari. Davanti al gip Marinelli compariranno: Luciano Cardoni, assessore all’Ambiente del Comune di Graffignano, Stefano Nicolai e Marcello Rossi. 

Loro, insieme ai cinquantuno indagati, il motore di un presunto sistema corruttivo di appalti truccati e gare pilotate (sarebbero almeno 26) per almeno dodici milioni di euro. 

Le indagini, che rappresentano una costola dell’inchiesta “Dazio” portata a termine nel settembre 2009 con altri sei arresti eccellenti, sono state supportate da una mole incredibile di intercettazioni, oltre che da servizi investigativi ordinari. 

Si tratta, in particolare, di 700mila conversazioni telefoniche, ambientali e veicolari, e 12mila riprese video effettuate grazie a telecamere occulte piazzate in uffici pubblici e di società coinvolte. Tradotto in termini economici si tratta di una spesa notevole. “Sicuramente l’indagine è costata, ma quanto si paga, in termini sociali, un simile meccanismo?”, ha detto il vicequestore aggiunto Marco Avanzo. “Va inoltre considerato – ha spiegato il comandante del Nipaf – che, nell’ambito dell’indagine sui furbetti del quartierino, con quello che è stato pagato dagli imputati che hanno patteggiato, sono rientrati i soldi spesi in quell’anno per le intercettazioni di tutte le procure d’Italia”. 

Mentre le società finite nel fascicolo di ben 600 pagine e di cui è titolare il sostituto Stefano D’Arma, sono 21, gli appalti sarebbero stati pilotati in 17 comuni della provincia di Viterbo: Graffignano, Celleno, Lubriano, Vasanello, Corchiano, Tarquinia, Bolsena, Marta, Capranica, Vetralla, Farnese, Arlena di Castro, Soriano nel Cimino e Vignanello. 

Entrando nello specifico delle gare truccate, sono due le tipologie attenzionate dagli inquirenti. “La procedura ad invito – ha spiegato durante la conferenza di ieri mattina Avanzo – prevede che alcune ditte, chiamate direttamente dall’appaltante, presentino un’offerta. E’ chiaro che, se c’è accordo tra le aziende, non c’è concorrenza per aggiudicarsi la gara”. Simile era però anche la procedura aperta. “In questo caso l’aggiudicazione si basa sui punteggi ottenuti dalla ditta che offre servizi aggiuntivi e che presenta la proposta economica più vantaggiosa”. Anche in questa circostanza appare evidente che, se un’azienda conosce in anticipo qual è l’offerta migliore, acquisisce un punteggio elevato senza ricorrere a ribassi eccessivi.

Secondo quanto accertato dagli uomini del Nipaf, in buona sostanza, il meccanismo permetteva alle ditte “incriminate” un doppio vantaggio: riuscire ad aggiudicarsi le gare senza concorrenza grazie a ribassi inferiori del 15 per cento rispetto alla media, per poi intascare parte dell’importo risparmiato: circa la metà. Il resto andava ai funzionari del Genio civile.

“Oltre alla corruzione dilagante – ha detto Avanzo – il danno riguarda anche l’estromissione di alcune imprese a vantaggio di altre che non si aggiudicavano la gara per competitività, ma per la disponibilità a prestarsi a sistemi corruttivi”. 

Ricordiamo che il blitz ha coinvolto duecento agenti della Forestale. “Siamo orgogliosi del lavoro svolto dai nostri uomini, che hanno dimostrato capacità straordinarie”, hanno detto a margine della conferenza stampa Avanzo e il comandante provinciale Giampiero Costantini.





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