ANNO 14 n° 120
Appaltopoli, crollato il muro di omertà
Dopo le dichiarazioni di alcuni indagati, si fanno più chiari i ruoli della 'cupola'
01/12/2012 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – Il muro contro muro con gli organi inquirenti non aveva portato nulla di buono. Bene devono averlo capito gli indagati dell’inchiesta “Genio e sregolatezza”.

Dopo il blitz del 23 ottobre, la linea difensiva di tutti gli arrestati - eccezion fatta per l’imprenditore Angelo Anselmi - era stata quella di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Successivamente, in seguito al respingimento delle richieste di scarcerazione da parte del gip, erano ricorsi al Riesame che, con singolare indulgenza riconducibile ad un mero “vizio di forma” dell’ordinanza e non alla sostanza delle accuse, aveva rimesso tutti in libertà, e gli avvocati difensori, comprensibilmente soddisfatti, pensavano già al processo, sede in cui avrebbero dimostrato “l’estraneità ai fatti” dei rispettivi assistiti. Poi, però, l’imprevisto: la nuova ordinanza spiccata dalla Procura esattamente un mese più tardi, il 23 novembre. E, allora, il registro è cambiato, aprendo la strada al confronto con la magistratura.

Come anticipato ieri, il parere dei sostituti Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci è arrivato intorno alle 10,30 di ieri mattina sulla scrivania del giudice Franca Marinelli che, dopo averlo esaminato attentamente, si è pronunciata. Poco dopo le 13,30 l’ordinanza era già in cancelleria, pronta ad essere notificata via fax agli avvocati.

Mentre gli imprenditori Daniela Chiavarino e Giuliano Bilancini si sono lasciati alle spalle le carceri di Civitavecchia e Viterbo per tornare dalle loro famiglie, a casa, dove sconteranno i domiciliari; in carcere restano: il funzionario del Genio civile Roberto Lanzi, il sindaco di Graffignano Adriano Santori, e gli imprenditori Gianfranco Chiavarino, Roberto Tommasetti, Gabriela Annesi, Fabrizio Giraldo e Luca Amedeo Girotti.

L’imprenditrice di Celleno, considerata insieme al padre Gianfranco a capo di una delle due “cordate” rappresentate da Anselmi, dopo aver sostenuto il colloquio col gip, è stata anche ascoltata (per ore) dai pm D’Arma e Tucci. Ha parlato, tanto, tentando di chiarire la sua posizione e, soprattutto, le relazioni intercorse tra lei e gli altri “colleghi”. Anche l’imprenditore di Ischia di Castro Bilancini, durante il confronto con i magistrati, avrebbe ricostruito il modus operandi dell’affaire.

Il vicesindaco di Graffignano Luciano Cardoni è invece stato sottoposto all’obbligo di firma, perché il pool inquirente ha potuto accertare che, all’epoca dei fatti contestati, non era titolare dell’assessorato ai Lavori pubblici.

Tornano infine in libertà gli indagati ai domiciliari, e quindi: Angelo Anselmi, Stefano Nicolai e Marcello Rossi. In particolare per gli ultimi due, cui vengono contestati i reati di turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio, le esigenze cautelari sarebbero venute meno proprio in virtù delle dichiarazioni rese da Anselmi dopo il primo arresto, e riconfermate successivamente.

“Sono soddisfatto due volte”, ha commentato l’avvocato Marco Russo, legale di Rossi. “Noi non avevamo avanzato alcuna istanza al gip, puntando invece al Tribunale delle Libertà: aspettavo di conoscere la data dell’udienza quando mi è arrivata la notizia. Siamo molto contenti e, a questo punto, rinuncerò al Riesame per sopravvenuta carenza di interesse. Evidentemente – ha detto in conclusione – la misura è stata revocata d’ufficio su parere dei pm”. Stando a quanto si apprende, invece, la faccenda sarebbe andata esattamente al contrario, ovvero il gip Marinelli avrebbe deciso su parere negativo di D’Arma e Tucci.

Rimane da capire, adesso, la prossima mossa degli indagati rimasti in carcere che, con ogni probabilità, ricorreranno di nuovo al collegio dei giudici romani.





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