ANNO 14 n° 119
Appalti truccati, gli indagati restano nel carcere Mammagialla
Il gip ha respinto tutte le istanze presentate dagli avvocati difensori
01/11/2012 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – Tutti in carcere. Ad eccezione dell’imprenditore Angelo Anselmi, cui sono stati concessi i domiciliari per motivi di salute, le otto persone finite in carcere all’alba del 23 ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta “Genio e sregolatezza” restano dietro le sbarre.  

A stabilirlo è stato il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo, Franca Marinelli. Lo stesso magistrato che, tra giovedì e venerdì della scorsa settimana, aveva sottoposto gli indagati all’interrogatorio di garanzia, sede in cui quasi tutti avevano fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Non avendo nemmeno tentato di respingere le contestazioni mosse nei loro confronti, dunque, il quadro probatorio degli inquirenti rimane immutato e, per questo, il gip ha respinto le istanze di revoca della misura cautelare presentate dagli avvocati per i loro assistiti. 

Riepilogando, quindi, nel penitenziario viterbese sono ristretti: il funzionario del Genio civile Roberto Lanzi; il dimissionario sindaco di Graffignano Adriano Santori; e gli imprenditori Fabrizio Giraldo, Amedeo Luca Girotti e Gianfranco Chiavarino (che è nelle stanze carcerarie dell’Infermeria). Anche Roberto Tomassetti resta a Mammagialla, visto che il suo legale non aveva avanzato alcuna richiesta, probabilmente perché la linea difensiva è quella del ricorso al Riesame. 

Detenute nella casa circondariale di Civitavecchia ci sono invece la seconda dipendente del Genio civile coinvolta nell’inchiesta Gabriela Annesi di Vignanello, e l’imprenditrice Daniela Chiavarino (figlia di Gianfranco). Gli ultimi tre arrestati, ovvero il vicesindaco del Comune di Graffignano Luciano Cardoni, e gli imprenditori Stefano Nicolai di Montefiascone e Marcello Rossi, viterbese, sono infine ai domiciliari. 

A tutti (comprese le cinquantuno persone iscritte sul registro delle informazioni di reato) i reati contestati sono: corruzione, turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio. Accuse supportate da tre anni di indagini e da una mole incredibile di intercettazioni telefoniche ed ambientali: si parla di 700mila telefonate e 12mila ore di riprese video finite sotto la lente degli inquirenti, che dimostrerebbero in maniera inequivocabile, lo scambio di mazzette ed il modus in cui venivano gestiti(pilotati) gli appalti di mezza provincia. 

A conferma della solidità del quadro probatorio, l’anticipo con cui è arrivata la decisione del giudice Marinelli, che era prevista per la giornata di domani. 

Il non accoglimento delle istanze da parte del gip è stata notificata intorno alle 15 di ieri pomeriggio ai rispettivi avvocati. Che, adesso, con ogni probabilità ricorreranno al tribunale della Libertà di Roma.





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