ANNO 14 n° 120
Appaltopoli, riprende il maxi processo
Dopo la battuta d'arresto del 29 novembre, udienza il 30 gennaio
27/12/2013 - 02:07

VITERBO – Dopo l'udienza del 29 novembre scorso e quattro ore di consiglio da parte del collegio dei giudici presieduto da da Eugenio Turco, Silvia Bartollini e Cesare Trapuzzano a latere, manca ormai poco all'apertura del processo “Genio e sregolatezza”. La maxi inchiesta condotta dagli uomini del Corpo forestale che ha di fatto smantellato un presunto cartello composto da imprenditori ed amministratori pubblici che si spartivano lavori pubblici per centinaia di migliaia di euro. Da qui il nome “Appaltopoli”.

Il blitz scattò all'alba del 23 ottobre 2012: in carcere finirono Gianfranco e Daniela Chiavarino (padre e figlia), e Roberto Tomassetti che, nel mese di settembre mattina, avevano patteggiato la davanti al giudice Pepe. Come concordato con i pm Tucci e D’Arma, il magistrato aveva applicato le seguenti pene: un anno e sei mesi a Chiavarino senior; un anno, undici mesi e quindici giorni alla figlia; un anno, dieci mesi e venti giorni, infine, a Tomassetti.

Insieme ai tre, in manette erano finiti altre dieci persone: nove imprenditori, sempre ramo edilizia, e i funzionari del Genio civile (da qui il nome dell’operazione), Gabriela Annesi e Roberto Lanzi considerato, quest’ultimo il deus ex machina di tutto l’affaire appaltopoli. 

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, gli indagati si sarebbero spartiti lavori pubblici per un valore di circa dodici milioni di euro.

Nell’inchiesta sull’appaltopoli made in Tuscia sono coinvolte, a vario titolo, sessantatre persone, tra cui amministratori comunali.

Per tutti la Procura, ritenendo le prove fin troppo evidenti, avrebbe voluto procedere con il rito immediato. Poi la richiesta di patteggiamento da parte dei Chiavarino e di Tomassetti e l’accoglimento da parte di pm, prima, e del gip, poi. Accoglimento derivato anche dalla collaborazione fornita dall’imprenditrice di Celleno e dal padre che, secondo l’accusa, avrebbero contribuito a manovrare almeno una decina di appalti.

Sul banco degli imputati saranno in otto: gli imprenditori Giuliano Bilancini, Angelo Anselmi, Fabrizio Giraldo e Luca Amedeo Girotti; poi ci sono il sindaco di Graffignano Adriano Santori e l’assessore Luciano Cardoni.

I costruttori Stefano Nicolai e Marcello Rossi, ai quali fu subito concessa la detenzione domiciliare, sono in bilico tra l’archiviazione ed il rinvio a giudizio

Durante la seduta del 29 novembre, dicevamo, erano state sollevate un mucchio di eccezioni contro il giudizio immediato: per situazioni e motivazioni diverse gli avvocati difensori avevano chiesto al collegio di dichiarare nullo il decreto di citazione a giudizio immediato, ritenendo più opportuno che il processo parta dall’udienza preliminare e continui con il rito ordinario. 

Le posizioni dei legali erano state respinte dai pubblici ministeri e dagli avvocati di parte civile: dopo quasi quattro ore il collegio si era riservato sulla decisione rinviando l’udienza al 30 gennaio 2014. Salvo ulteriori intoppi, quindi, il processo è dietro le porte.





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