ANNO 14 n° 120
Operazione Genio e sregolatezza: ''Impianto accusatorio solido''
Ordinanza annullata per vizi
10/11/2012 - 04:00

VITERBO – Gli imprenditori Domenico e Daniela Chiavarino, insieme a Roberto Tomassetti e Fabrizio Giraldo sono ancora in carcere. Così come il funzionario del Genio civile Roberto Lanzi e il dimissionario sindaco di Graffignano Adriano Santori, con l’assessore all’Ambiente della sua giunta Luciano Cardoni.

Nonostante gli avvocati, all’indomani dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare da parte del Riesame, abbiano presentato istanza di scarcerazione immediata, i rispettivi assistiti restano dietro le sbarre. Perché “questa è la procedura”.

Martedì scorso, su ordine del collegio romano presieduto da Renato Laviola, gli altri quattro indagati (Gabriela Annesi, Stefano Nicolai, Luca Amedeo Girotti e Marcello Rossi), arrestati il 23 ottobre nell’ambito dell’operazione “Genio e sregolatezza”, erano stati rimessi in libertà perché il Riesame ha considerato “carente di motivazioni” l’ordinanza del gip Franca Marinelli.

Il provvedimento, cono ogni probabilità, sarà esteso anche agli altri sette, la cui udienza al tribunale di Roma è fissata per lunedì prossimo. Ciò significa che, fino a dopodomani, le richieste di scarcerazione resteranno sulla scrivania del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo. Che, prima di procedere alla scarcerazione, deve attendere il pronunciamento del Riesame.

Anche perché, stando a quanto si apprende, le motivazioni per cui i giudici capitolini hanno annullato l’ordinanza sarebbero riconducibili a vizi di forma e non di sostanza. Ovvero: il provvedimento emesso dal gip viterbese sarebbe una proposizione, più o meno identica, delle richieste formulate dai sostituti titolari del fascicolo sulla tangentopoli degli appalti, Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci, ma non certo privo di fondamento.

“Rimane la sostanza delle accuse, provata – spiegano gli ‘addetti ai lavori’ - anche da documenti (intercettazioni e filmati ed immagini, ndr) che dimostrano in maniera inequivocabile il modus con cui gli indagati si spartivano gli appalti”.

Ventisei le gare finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti e degli uomini del Nipaf della Forestale e risultate pilotate in sedici paesi della provincia viterbese. Valore complessivo dell’affaire? Dodici milioni di euro. Spicciolo più, spicciolo meno. “L’annullamento dell’ordinanza – aggiungono fonti qualificate – è un inciampo che, comunque, non indebolisce l’impianto accusatorio”. (Destinato, così pare, a consolidarsi).





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