ANNO 14 n° 119
Interrogatori al via la seconda ''cordata''
Oggi i colloqui degli indagati in carcere; da domani quellii ai domiciliari
26/11/2012 - 04:00

VITERBO – E' prevista a partire da questa mattina la seconda cordata di interrogatori di garanzia che dovranno sostenere gli ultimi indagati finiti in carcere nell'ambito di quella che è la più grande inchiesta in materia di appalti pubblici mai aperta nella provincia viterbese. E che, infatti, ha scardinato – almeno secondo quanto ricostruisce il pool inquirente di via Falcone e Borsellino – un sistema di gare “aggiudicate a rotazione tra le imprese” che “venivano in possesso della lista delle ditte invitate a presentare le offerte... a mezzo di pubblici ufficiali”. Ovvero: i funzionari del Genio civile Roberto Lanzi e Gabriela Annesi.

Le rivelazioni di Angelo Anselmi. Di ''cordata'', parlavamo all'inizio, in riferimento agli ultimi quattro arrestati in regime di detenzione carceraria (perché poi, da domani, sono previsti gli interrogatori dei quattro indagati ai domiciliari) che dovranno sostenere il confronto con il giudice per le indagini preliminari Franca Marinelli. Termine usato non a caso e che, declinato al plurale, ricorre nell'ordinanza di custodia cautelare spiccata dalla Procura. “C'erano un paio di cordate che si mettevano d'accordo: la prima è stata gestita da Domenico Chiavarino (arrestato nel settembre 2009 nell'ambito dell'inchiesta “Dazio”, ndr) e, successivamente, dal fratello Gianfranco; la seconda da Mario Rocchino (che infatti risulta indagato nell'ambito del fascicolo “Genio e sregolatezza”, ndr”. A ricostruire la “logica spartitoria” degli appalti è l'imprenditore Angelo Anselmi, l'unico che, già dopo il primo arresto del 23 ottobre scorso, aveva scelto di collaborare con la magistratura: quanto sostenuto difronte al gip in sede di interrogatorio di garanzia e, una manciata di giorni dopo, durante il colloquio cui si era presentato spontaneamente, è riportato nella nuova ordinanza della dottoressa Marinelli. Ordinanza che, come anticipato nei giorni scorsi, è analoga alla prima, ma con l'aggiunta di “dettagli” (leggi: allegati) rafforzano il quadro probatorio, aggravando le posizioni di alcuni dei sessantatre indagati. Tant'è che, sui dodici arrestati ad ottobre, stavolta se ne è aggiunto un altro, quello di Giuliano Bilancini, considerato dai sostituti Stefano D'Arma e Fabrizio Tucci il “recuperatore di tangenti” perché coinvolto in accordi “collusivi e fraudolenti” con i colleghi del “cartello”.

Gli interrogatori fiume. Hanno cambiato registro: le difese ribaltano la strategia difensiva adottata ad ottobre ed i loro assistititi, stavolta, parlano. Tutti, sabato scorso, hanno sostenuto il confronto con il gip Marinelli e i pm D'Arma e Tucci, cercando di chiarire le loro posizioni e respingendo ogni addebito. Così l'imprenditore Fabrizio Giraldo, il sindaco di Graffignano Adriano Santori e, a seguire, la new entry Bilancini. I tre hanno sostenuto il colloquio a Mammagialla, dove sono ristretti; poi, in Procura è stata la volta dell'imprenditrice di Celleno Daniele Chiavarino, detenuta a Civitavecchia insieme alla Annesi. Mentre quest'ultima non ha risposto perché il suo avvocato, Samuele De Santis, ha contestato la mancata presa visione degli allegati alla nuova ordinanza di arresto, la Chiavarino è rimasta nell'ufficio del gip per oltre due ore. Sua, infatti, una delle posizioni più delicate della faccenda, perché considerata al vertice di una delle due cordate di cui parla Anselmi. Per il momento, trattandosi di documenti secretati, nulla emerge circa il contenuto degli interrogatori.

Oggi i nuovi colloqui. Gli imprenditori Roberto Tommasett, Luca Amedeo Girotti e Gianfranco Chiavarino, insieme al funzionario Lanzi, sosterrano l'interrogatorio di garanzia nel penitenziario viterbese; mentre la Annesi – visione degli allegati permettendo – nell'ufficio del gip. Probabilmente tra domani e mercoledì sarà il turno degli indagati ai domiciliari.

Prudenza da parte delle difese. Più cauti rispetto alla volta scorsa i legali: al momento non confermano nemmeno il ricorso al tribunale del Riesame che, il 12 novembre, aveva accolto le loro istanze scarcerando in massa tutti gli indagati dopo aver riconosciuto un “vizio di forma” nell'ordinanza del gip, ma non l'infondatezza del quadro probatorio. Perché “i gravi indizi di colpevolezza restano”; così come le esigenze cautelari “sicuramente attuali” visto il pericolo di inquinamento delle prove e della reiterazione dei reati. A confermarlo un episodio su tutti. “Santori Adriano, sindaco del Comune di Graffignano – recita l'ordinanza – che all'atto del proprio arresto aveva dato le dimissioni dalla carica di sindaco per allontanare ogni possibile sospetto su eventuale inquinamento delle prove, appena scarcerato ha ritirato immediatamente le dimissioni rientrando nella qualifica di sindaco”.





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