ANNO 14 n° 119
Appalti truccati, per il Tribunale il Cost non ha mai svolto le sue funzioni
Scadono la prossima settimana i termini per presentare appello alla sentenza
01/12/2018 - 06:19

VITERBO – Scadono esattamente tra sette giorni  i termini per presentare l’appello alla sentenza di primo grado sugli appalti truccati. Nel processo, a conclusione della cosiddetta operazione Genio e Sregolatezza, sono stati condannati: Roberto Lanzi a 3 anni e 9 mesi, Gabriella Annesi a 1 anno e 6 mesi, l’ex sindaco di Graffignano Adriano Santori a 2 anni e 2 mesi, Luca Girotti a 1 anno, Angelo Anselmi a 6 mesi, Fabrizio Giraldo a 1 anno e 6 mesi. Assolti invece Luciano Cardoni e Giuliano Bilancini per non aver commesso il fatto.

Le difese hanno già annunciato che presenteranno il ricorso. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2009 al 2011. I giudici del tribunale di Viterbo parlano di ''preoccupante sistema di gestione della gestione degli appalti pubblici''. Nelle oltre 200 pagine di motivazione i magistrati ricostruiscono come avveniva ''l’incontro'' tra funzionari pubblici e imprenditori privati. In particolare il Cost, il consorzio nato per partecipare alle procedure d’appalto, ''non svolse mai le funzioni per le quali venne costituito''. Il tribunale sposa la tesi della procura (i titolari dell’inchiesta i pm Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci) secondo cui il Cost è stato ''il luogo deputato all’incontro degli imprenditori interessati alla spartizione degli appalti, molti dei quali gestiti dal Lanzi quale funzionario del genio e, al tempo stesso, direttore del consorzio''.

''Gli imprenditori raggruppati nel Cost – scrivono i giudici – sovente concordavano la condotta da seguire nelle singole gare d’appalto. Gli stessi imprenditori sovente partecipavano alle gare in cui il Lanzi svolgeva un ruolo di commissario ovvero di supporto esterno di natura tecnica alla stazione appaltante''.

Il Cost, inoltre, secondo il tribunale, si prestava a essere ''strumento di remunerazione del Lanzi per le prestazioni illecite svolte in favore delle imprese consorziate, compensi mascherati da retribuzioni per il lavoro prestato dal medesimo per la realizzazione dei fini statutari del consorzio, invero mai perseguiti''.

In qualità di direttore del consorzio Roberto Lanzi percepiva una stabile retribuzione di circa 2500 euro mensili.

La vicenda ora passerà con tutta probabilità alla corte d’appello.





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