ANNO 14 n° 119
''Una chiave di lettura distorta per trovare una colpa che non c’è''
Appaltopoli, chiesta l’assoluzione per Roberto Lanzi, funzionario del Genio Civile
30/03/2018 - 02:50

VITERBO – Indagini poco approfondite. Indizi letti con una chiave distorta per trovare, di fatto, una colpa che non c’è. Per questo la difesa del funzionario del Genio Civile, Roberto Lanzi, finito nella bufera di Appaltopoli, chiede l’assoluzione.

Una richiesta giunta al termine di un’udienza fiume durata oltre cinque ore, in cui il legale di Lanzi, imputato di spicco nel processo per presunti appalti truccati in provincia, chiede che non gli vengano addebitate responsabilità.

''Le accuse si basano solamente su indizi, su ipotesi, su congetture che la Procura ha voluto dare per vere e provate. Ma non è così – sottolinea l’avvocato Carmelo Ratano – come quando sono stati portati in aula fotogrammi di un video in cui si vede il funzionario del Genio Civile nel suo ufficio con una busta in mano. Chi ha la certezza che all’interno ci fossero dei soldi? Chi può dire che fossero delle tangenti per far aggiudicare una gara ad una ditta piuttosto che ad un’altra? Nessuno''.

Ed è per questo che per la difesa diventa inaccettabile, nonché del tutto infondata, la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero nelle scorse udienze: una condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione, nonché la confisca di 51 mila euro di beni.

''La turbativa d’asta che ci viene contestata deriva anche dal ruolo di direttore che Lanzi ricopriva all’interno di un consorzio di imprese private, che partecipavano alle maggiori gare d’appalto indette tra il 2008 e il 2009. Un ruolo che secondo la Procura era incompatibile con il suo lavoro all’interno del Genio Civile: bene – spiega – se è vero, andiamo dunque a ricercare queste prove incontrovertibili di colpevolezza. Di guadagni illeciti''.

È l’ottobre del 2010, in corso c’è l’aggiudicazione di una gara di appalto a Corchiano per la ristrutturazione di palazzo San Valentino. Due le ditte partecipanti. Una di queste appartenente al consorzio guidato da Lanzi.

''Caso vorrebbe che il funzionario faccia di tutto per farla vincere – sottolinea l’avvocato Ratano – e invece si preoccupa di non far escludere l’altra, nonostante, a causa di anomalie nell’offerta, meritasse l’estromissione. Questa, secondo la Procura, sarebbe la turbativa d’asta. Questa, la prova madre contro il mio assistito. Non è con le idee precostituite che si portano avanti le indagini'' conclude.

La richiesta di assoluzione arriva nel tardo pomeriggio. Si tornerà in aula a fine aprile.





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