VITERBO – Si arricchisce di nuovi dettagli il secondo filone dell’inchiesta sull’appaltopoli viterbese.
Mentre, ad uno ad uno, i dodici arrestati all’alba del 23 novembre scorso hanno lasciato il carcere per essere sottoposti a regimi meno afflittivi, le indagini sulle gare pilotate vanno avanti e, di qui a breve, potrebbero avere risvolti eclatanti.
Quanto all’Atto I di “Genio e sregolatezza”, in carcere è rimasto soltanto il funzionario del Genio civile Roberto Lanzi, considerato dagli inquirenti il deus ex machina di tutta la faccenda.
Dopo il colloquio sostenuto dalla collega Gabriela Annesi con i sostituti titolari del fascicolo, Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci, Lanzi rimane l’unico tra tutti gli indagati a rimanere muto come un pesce. Gli altri, infatti, dopo l’ammutinamento iniziale, hanno collaborato con la magistratura; spiegando la logica spartitoria degli appalti di Viterbo e provincia e, allo stesso tempo, dando il là ad un nuovo filone di indagine, su cui stanno attualmente lavorando i pm Tucci e D’Arma.
Sebbene il riserbo sia alle stelle, voci sempre più insistenti (e anche piuttosto attendibili) danno per cento che, nei prossimi mesi, ci saranno sviluppi clamorosi e di gran lunga più rumorosi rispetto a quelli ottenuti finora dalla Procura.