ANNO 14 n° 118
Appalti truccati, gli indagati tutti zitti
Ieri la seconda tranche degli interrogatori di garanzia
27/10/2012 - 04:00

VITERBO – Stessa strategia difensiva anche per gli indagati detenuti in carcere: tutti zitti. Ad eccezione dell’imprenditore Angelo Anselmi che, invece, ha risposto alle domande del magistrato.

Si sono svolti ieri mattina nel penitenziario viterbese, lì dove sono detenuti, gli interrogatori di garanzia degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dagli uomini della Forestale “Genio e Sregolatezza”. Per tutti (in totale sono sessantatre le persone indagate) le accuse contestate a vario titolo sono corruzione, turbativa e rivelazione di segreto d’ufficio.

Giovedì mattina, negli uffici del giudice per le indagini preliminari Franca Marinelli, si era svolta la prima tranche dei dodici interrogatori di garanzia e, ad eccezione del vicesindaco di Graffignano Luciano Cardoni, tutti gli altri si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.

A fare scena muta davanti al gip e ai sostituti titolari del fascicolo Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci, l’imprenditore Marcello Rossi (ai domiciliari); la funzionaria del Genio civile Gabriela Annesi, considerata insieme al collega Roberto Lanzi, il personaggio chiave dell’intera faccenda e detenuta a Civitavecchia; e, infine, l’imprenditrice di Celleno Daniela Chiavarino, anche lei associata nella casa circondariale della cittadina portuale.

I loro legali (rispettivamente Marco Russo, Samuele De Santis e Bruno Mecali) si erano comunque detti fiduciosi e pronti a studiare la copiosa documentazione (circa seicento pagine) per elaborare la linea difensiva.

Ieri, come accennato all’inizio, è stato il turno degli indagati detenuti nel carcere di Mammagialla: il sindaco dimissionario di Graffignano Adriano Santori; il funzionario del Genio civile prima citato Lanzi; l’imprenditore Gianfranco Chiavarino (padre di Daniela); Fabrizio Giraldo; Amedeo Luca Girotti; Roberto Tommasetti; e Angelo Anselmi. L’unico, quest’ultimo, a rispondere alle domande del gip Marinelli. P

er Anselmi il legale ha chiesto la revoca della misura cautelare in carcere per via di “gravi problemi di salute”; stessa richiesta dell’avvocato Enrico Mezzetti, avvocato di Santori, secondo il quale “il mio assistito non può inquinare le prove né, tantomeno, ripetere il reato essendosi dimesso dalla carica di sindaco”. Mezzetti, inoltre, come fatto dal collega Carmelo Ratano per Cardoni, ha prodotto alcuna documentazione che proverebbe l’insussistenza delle esigenze cautelari in carcere.

Si è appreso infine che, tutti (o quasi), gli avvocati degli indagati starebbero già preparando istanza di Riesame.





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