ANNO 14 n° 120
Genio e sregolatezza, chiesta condanna per tutti gli imputati
I pm: ''Totale spregiudicatezza nel compiere i reati. Nessuna giustificazione''
28/03/2017 - 14:29

VITERBO – 6 anni e 9 mesi a Roberto Lanzi, 3 anni e 4 mesi a Gabriella Annesi. Per i due funzionari del Genio Civile, accusati di aver messo in piedi un vero e proprio fortino per la distribuzione degli appalti pubblici nel viterbese arrivano le richieste di condanna dell’accusa.

Imputati di spicco all’interno del processo Genio e sregolatezza, da anni nelle aule di via Falcone e Borsellino, devono rispondere di corruzione e turbativa d’asta assieme all’ex sindaco di Graffignano Adriano Santori, all’ex assessore Luciano Cardoni e agli imprenditori Angelo Anselmi, Luca Girotti, Giuliano Bilancini e Fabrizio Giraldo.

Per tutti questa mattina, sono arrivate le richieste di condanna: 3 anni e 6 mesi a Santori, 3 anni a Girotti, 2 anni e 6 mesi a Giraldo e 2 anni, con sospensione della pena, a Bilancini, Cardoni e Anselmi.

Secondo la procura, che fece scattare le indagini nel 2012, tra funzionari pubblici e imprenditori sarebbero esistiti rapporti così stretti da mettere a repentaglio la trasparenza degli appalti indetti. Da una parte le imprese, pronte a tutto pur di aggiudicarsi la gara, dall’altra i funzionari, che, forti della loro posizione, avrebbero intascato tangenti pur di distribuire i lavori ad un ristretto gruppo di impresari. Sempre gli stessi. Quelli, cioè, che si erano riuniti all’interno di un consorzio, facente capo proprio allo stesso Roberto Lanzi.

''Un consorzio inutile – hanno spiegato i pm Stefano D’Arma e Frabrizio Tucci – ma non per i diretti interessati, che lo utilizzavano come luogo di distribuzione dei vari appalti. E che mostra anche un ulteriore illecito da addebitare al Lanzi: come è possibile che un funzionario pubblico che si occupa di organizzare e sorvegliare le gare d’appalto, sia anche a capo di un consorzio di imprese che a quelle gare partecipano?’’.

Un interrogativo che trova implicita risposta nelle richieste di pena formulate dall’accusa.

''Potrebbero sembrare eccessive, specialmente quelle relative al funzionario Lanzi – hanno concluso i pm – ma non lo sono. Il suo modo di agire così spregiudicato nei confronti del proprio incarico e della propria posizione, non ha alcuna giustificazione. Non abbiamo trovato alcun elemento a cui appigliarci per concedere attenuanti generiche o ridimensionamenti della pena.’’.





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