ANNO 14 n° 120
Appaltopoli, pugno duro del Riesame
Alcuni avvocati sono pronti ad impugnare la decisione in Cassazione
18/12/2012 - 04:00

VITERBO – Uno su tredici. Il tribunale della Libertà di Roma si è pronunciato ieri mattina sui ricorsi presentati dagli avvocati del secondo gruppo di arrestati durante l'udienza di venerdì. Risultato è il respingimento di tutte le istanze del collegio difensivo.

Su un totale di tredici ricorsi, dunque, il Riesame ne ha accolto soltanto uno: quello dell'imprenditore di Ischia di Castro Giuliano Bilancini che, dal carcere di Mammagialla, è passato alla detenzione domiciliare.

Per tutti gli altri indagati, invece, restano le misure restrittive disposte dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo Franca Marinelli.

Dopo aver rotto il silenzio, la presunta cupola degli appalti pilotati con a capo i funzionari del Genio civile di Viterbo, Roberto Lanzi (considerato il vero e proprio deus ex machina) e Gabriela Annesi, si è spaccata.

Dietro le sbarre restano: il sindaco di Graffignano Adriano Santori; gli imprenditori Roberto Tommassetti, Fabrizio Giraldo e Luca Amedeo Girotti; e i funzionari Annesi e Lanzi. Hanno invece ottenuto il beneficio dei domiciliari i costruttori di Celleno Gianfranco e Daniela Chiavarino (padre e figlia). In libertà, infine, gli imprendotir Marcello Rossi, Angelo Anselmi, Stefano Nicolai e Luciano Cardoni, l'ultimo con l'obbligo di firma.

Tutti, a vario titolo, sono accusati di corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio: secondo la Procura (titolari del fascicolo “genio e sregolatezza” sono i sostituti Stefano D'Arma e Fabrizio Tucci) per almeno tre anni avrebbero pilotato gare pubbliche per garantirsi gli appalti di mezza provincia viterbese. Ventisei quelli accertati finora dagli organi inquirenti.

Ma alcuni avvocati non ci stanno e, agguerriti più che mai, hanno manifestato l'intenzione di impugnare la decisione del Riesame davanti alla Corte Suprema. 





Facebook Twitter Rss