ANNO 14 n° 111
Appalti truccati, l'inchiesta s'allarga
Dopo l'annullamento dell'ordinanza, gli altri arrestati in carcere fino a lunedì
08/11/2012 - 04:00

VITERBO – L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Viterbo nei confronti delle dodici persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta “Genio e sregolatezza” sarebbe una “mera proposizione della richiesta avanzata dai pm (i sostituti titolari del fascicolo, Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci, ndr)”.

La pensano così gli avvocati della difesa che hanno ottenuto l’annullamento dell’ordinanza da parte del Riesame. Nonostante gli allegati-prove (traduzione: foto e filmati che documentano lo scambio di mazzette avvenuto tra gli indagati), i giudici capitolini presieduti da Renato Laviola hanno ritenuto il provvedimento del gip viterbese “carente di motivazioni” e lo hanno annullato, ordinando l’immediata scarcerazione degli indagati.

Il collegio capitolino si era pronunciato alle 18,30 di martedì e, poco dopo, gli imprenditori Stefano Nicolai, Amedeo Luca Girotti e Marcello Rossi, insieme alla funzionaria del Genio civile Gabriela Annesi (ritenuta il personaggio chiave dell’appaltopoli viterbese insieme al colleghi Roberto Lanzi) erano stati scarcerati. Con soddisfazione dei rispettivi legali. “Nell’ordinanza manca la valutazione critica che il gip avrebbe dovuto integrare a quelle che erano le richieste dei pm”, ha detto l’avvocato Marco Russo, che assiste Rossi. “Elemento – ha aggiunto - che compromette la legittimità delle misure cautelari”.

Raggiunto telefonicamente anche Antonio Maria Carlevaro, difensore di Girotti, ha espresso soddisfazione. “A carico del mio assistito non c’è alcun indizio di responsabilità. Io e la mia collega Paola Girotti siamo certi che riusciremo a dimostrare la sua completa estraneità ai fatti durante il dibattimento”.

Come anticipato ieri, il provvedimento del Riesame quasi sicuramente si estenderà anche agli altri arrestati che, però, rimarranno in carcere almeno fino a lunedì 12 novembre, giorno in cui è prevista l’udienza davanti ai giudici romani. Si tratta del dimissionario sindaco di Graffignano Adriano Santori e degli imprenditori Fabrizio Giraldo, Roberto Tomassetti, Gianfranco e Daniela Chiavarino (padre e figlia). Ci sono poi il vicesindaco di Graffignano Luciano Cardoni, e il funzionario del Genio civile Roberto Lanzi.

L’inchiesta sulla tangentopoli degli appalti, intanto, diventa più grande, si arricchisce di nuovi dettagli e, di qui a breve, potrebbe portare a galla risvolti eclatanti. Ancora più eclatanti di quanto non sia già venuto fuori da quel vaso di pandora, scoperchiato solo a metà.

Questo, almeno, è sicuro: nonostante il riserbo sul pasticciaccio degli appalti truccati sia alle stelle, le indiscrezioni circa l’iscrizione di nuove persone sul registro delle informazioni di reato diventano conferme, e il quadro accusatorio degli organi inquirenti si rafforza ulteriormente, sulla scorta di nuovi elementi acquisiti dalla documentazione sequestrata durante il blitz del 23 ottobre scorso. Ma anche dagli interrogatori, uno in particolare: quello di Angelo Anselmi, l’unico che aveva sostenuto il confronto con il gip Franca Marinelli in sede di interrogatorio di garanzia, (gli altri si erano avvalsi della facoltà di non rispondere).

L’imprenditore viterbese, ai domiciliari per motivi di salute, non solo aveva confermato le accuse, ma avrebbe fornito un notevole contributo all’apertura di un fascicolo parallelo che riguarderebbe una seconda “cordata” sempre finalizzata alla spartizione degli appalti. “Cordata” che coinvolgerebbe altri imprenditori, altri funzionari, altri politici e persino qualche avvocato.

Sotto la lente di ingrandimento del pool inquirente, in particolare, ci sarebbero alcune carte (e i nomi di chi le ha firmate) prelevate dagli uffici di Palazzo Gentili. A tremare sono in molti (moltissimi); mentre nella tarda serata di ieri, dalle parti di via Falcone e Borsellino, si vociferava dell’intenzione, da parte di alcuni indagati, di chiedere il patteggiamento.





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