ANNO 14 n° 118
''Questo virus è davvero malefico''
Luca Cacchiarelli: ''La svolta con il farmaco per l'artrite reumatoide. Quando torno a respirare con i miei polmoni, piango di gioia''
29/03/2020 - 06:51

SUTRI – ''Questo virus è davvero malefico, io, ringraziando Dio e i medici e gli infermieri dello Spallanzani, sono vivo, ma tante persone, anche giovani, non ce l'hanno fatta purtroppo''. A parlare è Luca Cacchiarelli, 39enne di Sutri, ricercatore all'Unitus, che vive a Civitavecchia. E' sopravvissuto al coronavirus e, sebbene ora lo attenda una lunga convalescenza, il peggio è alle spalle. Affida a un lungo post sul suo profilo social il racconto del calvario che ha attraverso e dal quale è uscito. Una testimonianza lunga e commovente che ha ricevuto centinaia di condivisioni.

''Questo post – scrive - per scongiurarvi di seguire alla lettera le regole per limitare i contagi perché il coronavirus colpisce tutti, giovani compresi, ed è davvero dura superarlo indenni''.

Luca inizia ad accusare i primi sintomi, dolore alle ossa e senso di spossatezza, il 4 marzo.

''Dal 6 marzo – racconta - ho febbre alta, di cui si prende cura quella santa donna di mia moglie , ad oggi positiva anche lei ma asintomatica, somministrandomi tachipirina che abbassa leggermente la temperatura per qualche ora. Mi fanno il tampone dopo una settimana e prima che mi diano i risultati il 14 marzo ho la prima crisi respiratoria. Mia moglie chiama il 118 e mi portano al pronto soccorso di Civitavecchia. Alle 3 di notte mi dimettono e ritorno a casa. All'ora di pranzo del giorno dopo arriva la risposta del tampone: positivo. Dopo cena mi telefonano e mi dicono che mi ricoverano immediatamente allo Spallanzani''.

''La mattina seguente – prosegue Luca Cacchiarelli - la tac conferma una brutta polmonite da covid. Iniziano la terapia, io respiro attraverso l'ausilio di ossigeno, che piano piano aumentano di intensità''.

''I primi giorni di cura non danno l'esito sperato, i medici e gli infermieri continuano a incoraggiarmi. Non dimenticherò mai il primario che ad ogni visita mi incoraggia, stringendomi la mano e accarezzandomi il braccio e sussurandomi che ce la farò (una persona stupenda come tutti i medici, gli infermieri e il personale dello Spallanzani). Ogni volta – continua il ricercatore - piangevo sia per la paura di non farcela sia perché mi riportava alla mente gli ultimi giorni di vita di mio padre con io che continuavo a stringergli la mano ed accarezzarlo''.

La terapia procede, dopo una settimana stabilizza i valori, ma l'ossigenazione non migliore.

''Le giornate sono interminabili – racconta ancora Cacchiarelli - la notte non riesco a dormire e lo stato di tensione mi porta ad avere crisi di panico ogni volta che mi rilasso e tento di dormire (l'unico piccolo sollievo arriva dalla preghiera)''.

Poi arriva la svolta. ''Domenica pomeriggio – dice il ricercatore - decidono di somministrarmi sotto cute la terapia sperimentale per l'artrite reumatoide. Il primario mi spiega che questo tipo di somministrazione ci impiega due giorni ad iniziare ad avere gli effetti sperati. Ed è così. Il primo giorno il risultato dell'emogas non è confortante''.

''Dopo due giorni – continua Luca Cacchiarelli - la situazione inizia a migliorare, mi riducono leggermente l'ossigeno. Il giorno successivo le condizioni continuano a progredire. Ieri mattina (giovedì mattina ndr) passa il primario e mi dice: oggi torni a casa!! La guarigione completa (tac completamente pulita) avverrà fra una mesata ma ormai stai bene. Mi toglie l'ossigeno e respiro completamente con i miei polmoni. Non potete minimamente immaginare la mia gioia che si manifesta anche con lacrime che per minuti scendono copiose sulle mie guance. Ora la convalescenza per guarirmi completamente sarà lunga ma ormai sono ritornato a respirare autonomamente ed è bellissimo''.

Luca Cacchiarelli conclude con un appello: ''Amici, atteniamoci alle disposizioni per evitare di aumentare i contagi e purtroppo anche i morti''.





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