ANNO 14 n° 118
Fatture falsificate a Roma e Viterbo
E' la pista seguita dagli inquirenti e che potrebbe portare a clamorosi sviluppi
27/10/2012 - 04:00

VITERBO - La falsificazione di una decina di fatture relative alle spese sostenute dal consigliere regionale Francesco Battistoni e pagate con i fondi del gruppo Pdl alla Pisana sarebbe avvenuta in due fasi e, molto probabilmente, ad opera di due mani diverse. Circa la metà sarebbe stata taroccata a Roma, prima che l’ex capogruppo Franco Fiorito le raccogliesse in un dossier e le consegnasse alla stampa. L’altra metà, con tutta probabilità quella definita dal procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti ''palesemente e grossolanamente contraffatta'', sarebbe avvenuta a Viterbo ad opera di qualche personaggio locale. Questa l’ipotesi cui gli inquirenti stanno lavorando da alcuni giorni e che, secondo quanto si è appreso, sarebbe suffragata da più di un indizio.

Per il momento l’accusa di aver manomesso le fatture non è stata formalmente contestata a nessuno dei molti personaggi i cui nomi, a vario titolo, sono finiti nel voluminoso fascicolo, che si dipana in più filoni, al quale sta lavorando da mesi il pubblico ministero Massimiliano Siddi. Nel filone relativo alla falsificazione dei documenti contabili, una decina in tutto, ci sono due indagati: il giornalista Paolo Gianlorenzo, querelato per diffamazione a mezzo stampa dallo stesso Battistoni per aver pubblicato su un sito internet copie delle fatture già taroccate, e lo stesso Fiorito, iscritto nel registro degli indagati a seguito degli interrogatori cui fu sottoposto come persona informata sui fatti.

L’ipotesi che le fatture siano state falsificate in tempi e da mani diverse sarebbe sorta dopo che Gianlorenzo, il 14 settembre, aveva pubblicato circa 10 fatture poi risultate gonfiate, mentre su Repubblica, il Messaggero e il Corriere della Sera, che le avevano pubblicate il giorno prima, erano circa la metà.

Se, come sembra ormai certo, Fiorito consegnò ai giornali il dossier contenente 5-6 fatture taroccate, come mai, il giorno dopo, sul sito di Gianlorenzo erano diventate 10? Chi le ha manomesse? Dove è avvenuta la falsificazione? Il giornalista viterbese ha sempre sostenuto di aver chiesto per telefono copia del dossier a Fiorito e di averlo ricevuto da persone vicine al Batman di Anagni. Ma chi sono queste persone? La pista seguita dagli inquirenti porterebbe sì in ambienti regionali, ma non esattamente vicini a Fiorito. Gianlorenzo potrebbe quindi aver ricevuto l’incartamento da qualcuno che aveva titolo e ruolo per detenerlo? Se sì, chi è costui? E, soprattutto, al momento del passaggio di mano, quante erano le fatture alterate? Cinque o 6, come quelle contenute nei dossier consegnati da Fiorito ai giornali, o erano già diventate una decina?

Sono questi i quesiti cui stanno per dare una risposta gli inquirenti. Risposta che potrebbe imprimere all’intera vicenda aspetti ancora più inquietanti di quanti già ne contiene e che potrebbe scoperchiare un pentolone ribollente di veleni politici.

 





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