ANNO 14 n° 118
''Er Batman'' di Anagni pronto a ricandidarsi
Franco Fiorito (alla sbarra per peculato): ''Tornerò quando sarà ristabilita la verità''
15/02/2013 - 04:00

VITERBO – “In questo momento non penso alla campagna elettorale”. Ma una cosa è certa e l’ha già chiara in mente Francone Fiorito “Er batman di Anagni”. “Se sarà ristabilita la verità sono pronto a tornare”.

Una dichiarazione che ha fatto balzare dalla sedia il leader de La Destra e candidato alla presidente della Regione Lazio, Francesco Storace. “Bisognerebbe vedere se qualcuno lo vota ancora”, ha commentato. “Adesso Fiorito pensi ad uscire da questa storia – ha aggiunto –non occorre dire cose che non hanno senso”.

Ma lui, l’ex capogruppo Pdl alla Pisana accusato di peculato per essersi appropriato di quasi un milione e mezzo di euro destinato al gruppo consiliare, è sempre molto sicuro di sé. Anche ieri, prima che cominciasse la prima udienza del processo, si è mostrato piuttosto disinvolto con i cronisti.

La detenzione lo ha segnato, certo, tant’è che ha perso pure un qualche chiletto. “In cella sono stato molto male”, ha detto. Ma adesso, tutto sommato, “va meglio”. Si è anche dato un’accorciata alla chioma brizzolata.

Durante l’udienza di ieri, di carattere prettamente tecnico, l’ex sindaco di Anagni ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato, ma su questo punto il gup Rosalba Riso deciderà il 21 febbraio, giorno in cui è prevista la prossima seduta. Così come sulla richiesta di patteggiamento formulata dai difensori di Bruno Galassi e Pierluigi Boschi, gli addetti alla segreteria che eseguivano gli ordini di Francone.

Il gup Liso ha invece ammesso come parte civile la Regione Lazio (rappresentata dall’avvocato Francesco Scacchi), riservandosi su Codacons e gruppo Pdl, che pure avevano presentato istanza di costituzione. L'associazione dei consumatori aveva chiesto che non fosse accolta la costituzione di parte civile della Regione in quanto, a suo dire, concorrente negli illeciti contestati.

Fiorito, nel frattempo, resterà agli arresti domiciliari poiché i suoi difensori, Carlo Taormina ed Enrico Pavia, non hanno presentato istanza di scarcerazione.



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