ANNO 14 n° 118
Berlusconi, Alfano e Verdini sapevano delle ''spese pazze'' di Franco Fiorito
18/10/2012 - 04:00

VITERBO – Francesco Battistoni aveva avvisato tutti, proprio tutti, sui saccheggi dei fondi del gruppo Pdl alla Pisana commessi da Franco Fiorito. Aveva messo tutto nero su bianco su una lettera datata 6 agosto 2012 e inviata al Silvio Berlusconi, al segretario nazionale del partito Angiolino Alfano e al coordinatore Denis Verdini. Ma nessuno di loro ha mosso un dito.

Lo svela Il fatto quotidiano che, nell’edizione di ieri, ha pubblicato copia della missiva firmata da Battistoni, risalenti a quaranta giorni prima dell’esplosione dello scandalo che ha portato alle dimissioni della governatrice Renata Polverini e alla probabile dissoluzione del Pdl laziale e non solo.

Battistoni, subito dopo aver preso il posto di Fiorito nel ruolo di capogruppo, il 24 luglio scorso, attraverso alcuni consulenti, compì una ricognizione sulle spese dei consiglieri regionali Pdl pagate con i fondi a disposizione del gruppo. Ricevute le prime, sommarie avvisaglie delle ruberie, prese carta e penna e scrisse: “Sono costretto, con estremo dispiacere a portarvi a conoscenza di una situazione che è talmente grave da poter minare, in maniera pesante, sia la stabilità della Regione Lazio che la credibilità del nostro partito… Dai primi riscontri contabili sui fondi del gruppo – aggiunse – emergono anomalie gravissime dovute a pagamenti non in linea con le finalità istituzionali e politiche delle somme amministrate da Fiorito, come acquisti di autovetture, soggiorni lussuosi ingiustificabili, prelievi in contante, uso disinvolto di carte ricaricabili e, da ultimo, ma non per ultimo, bonifici personali su conti esteri”.

Dopo aver scritto che, a suo parere, la permanenza di Fiorito “non è più tollerabile nel nostro gruppo e nel partito”, Battistoni chiedeva a Berlusconi, Alfano e Verdini “un immediato e concreto intervento” finalizzato “ad emarginare chi, ammantandosi dei nostri ideali e celato dietro i nostri simboli, tenta di trascinare nel baratro la credibilità, la serietà, il lavoro e l’onesta di moltissime persone che credono e combattono per una società e una politica migliore”.

Ovviamente né Alfano, né Fiorito e, né tanto meno Berlusconi mossero un dito. E non è ancora tutto: il consigliere regionale viterbese ribadì tutte le accese a Fiorito il 27 agosto successivo, in un ricorso al collegio dei Probiviri del Pdl. Ma anche il ricorso è caduto nel nulla.

Anzi, qualcosa è accaduto: Battistoni si è dovuto dimettere da capogruppo consiliare. A chiedere e ottenere la sua testa fu la governatrici Polverini. E ha porgergliela su un piatto d’argento fu proprio Angiolino Alfano, quello cui il consigliere regionale aveva chiesto “un immediato intervento” ma nei confronti del Batman. Che Alfano abbia confuso Franchino (Battistoni) con Francone (Fiorito).

Subito dopo la pubblicazione delle lettere su Il fatto quotidiano, in via dell’Umiltà è scattata la caccia al “corvo”, cioè a colui che ha fatto arrivare nell’odiata redazione le copie delle lettere. I sospetti, ovviamente, sono subito caduti su colui che le ha vergate. E la chiusa dell’articolo: “Abbiamo provato a contattare Battistoni per chiedergli se Berlusconi, Alfano e Verdini le abbiano ricevute e quali provvedimenti abbiano adottato, ma il consigliere, raggiunto tramite il figlio che risponde al suo telefonino, ha evitato di rispondere” ha fatto aumentare i sospetti. Vuoi vedere che anche questa volta a lasciarci le penne sarà proprio lui.





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