ANNO 14 n° 119
Omicidio Zappa, inizia il processo d’appello
13/02/2014 - 00:05

VITERBO – (ale.ser.) E’ prevista per domani l’apertura del processo di secondo grado per la morte di Ausonio Zappa, il fondatore della Nuova Accademia delle Belle Arti di Viterbo e Milano deceduto il 7 aprile 2012, pochi giorni dopo essere rimasto vittima di una feroce aggressione da parte di quattro delinquenti di nazionalità romena, che avevano fatto irruzione nottetempo nella sua villa alla periferia di Bagnaia.

Il terribile episodio di cronaca, che aveva suscitato clamore e sgomento nella provincia viterbese e non solo, risale alla notte tra il 27 ed il 28 marzo di due anni fa. I malviventi entrarono in azione intorno alle 2, quando Zappa era solo in casa: lo massacrarono di botte, con le spranghe addirittura, e fuggirono non appena il povero anziano (aveva 82 anni) riuscì ad azionare l’allarme. I primi a raggiungere la bella villetta su Strada Romana furono i vigilantes, che prestarono i primi soccorsi a Zappa allertando al contempo gli operatori sanitari del 118. Le sue condizioni apparvero subito disperate: alle 3,33 della stessa notte fu ricoverato all’ospedale Belcolle in coma irreversibile a causa dell’emorragia e dell’edema cerebrale riportati in seguito al pestaggio subito. Il papà delle Belle Arti si sarebbe spento dieci giorni più tardi nel nosocomio cittadino. Fuori, familiari e gente comune chiedevano “giustizia” e “certezza della pena” da infliggere ai quattro stranieri. Che, nel frattempo, erano stati identificati e tratti in arresto dai carabinieri agli ordini del colonnello Gianluca dell’Agnello.

“Conoscevano bene la casa e le abitudini della famiglia Zappa – ricostruirono gli uomini dell’Arma e il sostituto Paola Conti - perché uno di loro è figlio della badante che, per diversi anni, accudì la suocera della vittima”. Il “basista” era Alexandru Petrica Trifan, 21 anni. Lui, insieme a Daniel Ionut Oprea (26), quella notte svolse il ruolo di “palo”. Gli altri due stranieri, Adrian Nicusor Saracil (23 anni) e Cosmin Oprea, (20, fratello di Daniel), furono invece gli autori materiali dell’efferata aggressione. Entrambi, il 15 marzo 2013, furono condannati all’ergastolo dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Fanti; agli altri due lo stesso gup comminò la pena di 12 e 16 anni di reclusione.

Soddisfazione per la sentenza di condanna fu espressa dal figlio del professore. “Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia –commentò a caldo Gianluca Zappa – e siamo stati ripagati con una sentenza di primo grado pronunciata a meno di un anno dall’assassinio di nostro padre. Possiamo dire che è stata fatta giustizia”.

Agli avvocati della difesa, invece, il verdetto non piacque affatto. ''La sentenza può apparire giusta per l’opinione pubblica, ma non lo è per i quattro ragazzi. Ci aspettavamo questo esito, ma lo rimetteremo in discussione in appello''. Ad avviso dell’avvocato Massimo Rao, difensore di Adrian Nicusor Saracil, il verdetto ''è completamente sballato''. Secondo il legale il gup ha inflitto due ergastoli ''senza nemmeno chiarire chi tra i due presunti esecutori materiali ha inferto il colpo che ha portato alla morte Zappa''. La conclusione è conseguente: ''E’ la sentenza più ingiusta che abbia ascoltato nella mia carriera''.

Duri furono anche i commenti dei difensori dei due pali, gli avvocati Marco Russo (Alexandru Petrica Trifan) e Roberto Delfino (Daniel Ionut Oprea), secondo i quali ''la sentenza risponde più alle esigenze dell’opinione pubblica che a quelle della giustizia''. ''Avevamo immaginato che finisse così – dissero - sull’onda della risonanza mediatica esagerata che la vicenda ha avuto''. I due legali auspicarono ''di riuscire a val valere le ragioni della difesa in appello''. Vedremo.





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