ANNO 14 n° 118
Avvocati della difesa pronti all’appello
Delfino: ‘’Confidiamo nell’applicazione di una pena conforme alla normativa”
14/02/2014 - 00:00

VITERBO – “Non miriamo all’assoluzione ma, certamente, confidiamo in un’applicazione che sia conforme alla normativa”. Così l’avvocato Roberto Delfino, legale di Daniel Ionut Oprea, condannato in primo grado a sedici anni di reclusione per la morte di Ausonio Zappa, il papà delle Belle Arti deceduto in seguito all’aggressione subita nella sua villa alla periferia di Bagnaia durante un tentativo di rapina da parte di quattro romeni.

Alla sbarra, insieme ad Oprea (26 anni), che svolse il ruolo di palo, c’è il basista Alexandru Petrica Trifan, ((21) il figlio della badante che per diversi anni accudì la suocera del professore), condannato a dodici anni. Poi ci sono gli esecutori materiali della feroce aggressione della notte tra il 27 ed il 28 marzo 2012: Adrian Nicusor Saracil (23 anni) e Cosmin Oprea, (20, fratello di Daniel), entrambi condannati all’ergastolo dal gup Salvatore Fanti.

La sentenza del giudice, arrivata a meno di un anno, dal terribile fatto di cronaca, suscitò reazioni positive da parte della famiglia Zappa, ma non delle difese che, già a caldo, annunciarono il ricorso in appello.

''Avevamo immaginato che finisse così sull’onda della risonanza mediatica esagerata che la vicenda ha avuto'', ammisero gli avvocati Delfino e Marco Russo, legale di Alexandru Petrica Trifan, auspicando “di riuscire a val valere le ragioni della difesa in appello''.

A undici mesi di distanza dal giorno del verdetto, le loro considerazioni sono le stesse di allora. “Sottoporremo le nostre tesi argomentative alla Corte d’assise d’appello”, ha spiegato l’avvocato Delfino, sperando “in un giudizio secondo giustizia”. Il legale, sottolineando come nella dinamica dell’accadimento “non ci fu intento omicidiario”, dice anche che rispetto ad altri casi di cronaca analoghi “il metro di giudizio utilizzato in questo caso è decisamente lontano”.

Anche l’avvocato Massimo Rao, difensore di Adrian Nicusor Saracil, fuori il palazzo di giustizia viterbese il giorno della condanna giudicò la sentenza come “la più ingiusta che abbia ascoltato nella mia carriera''.

“Può apparire giusta per l’opinione pubblica – disse - ma non lo è per i quattro ragazzi. Ci aspettavamo questo esito, ma lo rimetteremo in discussione in appello”, perché “il gup ha inflitto due ergastoli senza nemmeno chiarire chi tra i due presunti esecutori materiali ha inferto il colpo che ha portato alla morte Zappa''.





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