ANNO 14 n° 119
Santa Rosa - Unesco, missione viterbese in partenza per Baku
30/11/2013 - 14:53

VITERBO – Cinque dicembre, mattina. A Baku, capitale dell’Azerbaigian, si decide un pezzo di storia di Viterbo, e di Nola, e di Sassari, e di Palmi. Per quel giorno, l’ottava sessione del comitato intergovernativo dell’Unesco nominerà la rete delle grandi Macchine a spalla come patrimonio dell’umanità. Compresa dunque, la Macchina di Santa Rosa. Evviva evviva.

Un appuntamento che, come sintetizza l’assessore alla Cultura Giacomo Barelli in occasione della conferenza stampa di presentazione, “non rappresenta un punto d’arrivo ma di partenza, perché da questo riconoscimento si schiuderanno infinite opportunità di marketing territoriale e di sviluppo per il Trasporto e per il territorio”. Messa così, la cosa è inebriante e forse incute anche un po’ di timore: l’Unesco, con le sue potenzialità di coinvolgimento e promozione e interconnessione e di attrazione (di capitali, di presenze, di interessi) potrebbe trasformare la nostra Macchina, e i Gigli di Nola, i Candelieri di Sassari e la Varia di Palmi in qualcosa di – appunto – mondiale. Se poi queste feste, queste piazze e queste città saranno pronte, be’, è un altro discorso da affrontare in seguito. Con comodo.

Ma torniamo a Baku. Viterbo spedisce sulle rive del Mar Caspio una delegazione ristretta, guidata dal sindaco Michelini, affiancato da Barelli, e da tre membri del sodalizio: il presidente Massimo Mecarini, il vice Luigi Aspromonte e il consigliere anziano Paolo Moneti. Costo totale a bilancio: cinquemila euro, per onor di cronaca. Partono il 3 dicembre, tornano il 6, speriamo da vincitori.

Domanda: ci sono dubbi sull’assegnazione del riconoscimento? Pochi, pochissimi. “E’ come quando si fa un esame – spiega il sindaco – Sono andato bene, ma per essere promosso debbo aspettare i quadri”. E l’assessore Barelli: “Tecnicamente, la cosa andrà votata dalla sessione”. Ma l’impressione – che è più di un’impressione – azzera ogni suspense, come se dall’Unesco fossero arrivate ampie garanzie che si tratta solo di una formalità.

L’idea venne fuori nel 2006, assessore alla Cultura Chicco Moltoni (ora curiosamente translitterato in un’altra lista, con un’altra maggioranza e ringraziato da Michelini insieme agli altri ex amministratori). Nacque allora il protocollo di Nola, firmato da Viterbo, dai campani, dai calabresi di Palmi, dai sardi di Sassari e dagli umbri di Gubbio, per i Ceri. Questi poi si tirarono fuori, decidendo di correre da soli per il riconoscimento e venendo in seguito trombati, come del resto è accaduto al Palio di Siena e al Carnevale di Venezia. Ma la rete delle Macchine a spalla è riuscita ad arrivare fino in fondo: “Direi un esempio assoluto per l’Italia – si lancia Michelini – Quando si fa sistema si vince, anche su scala internazionale. Lo stesso discorso un domani può essere fatto per mille altre cose, dall’enogastronomia, per il paesaggio, per il made in Italy. Dietro questa rete c’è tutto: identità, tradizione, popolazione, storie e culture. Ne è venuto fuori un unicum virtuoso”.

Tocca a Mecarini raccogliere l’assist e sfondare al centro: “Il riconoscimento andrà al Trasporto per intero, non alla Macchina in quanto tale – spiega il presidente del Sodalizio – E dunque: ai facchini, al corteo storico, alle minimacchine, alla cittadinanza. Fermo restando che in cima a tutto c’è sempre e solo la nostra Santa. Una cosa che ci invidiano anche le altre realtà. A Nola, a Palmi, hanno un’ammirazione condizionata per noi, per la nostra organizzazione e partecipazione”.

Dunque buon viaggio, ragazzi. Poi si penserà a festeggiare quel che c’è da festeggiare, anche se di preparativi finora si sa poco o nulla, forse per questioni scaramantiche, e non è che i viterbesi si stiano strappando i capelli nell'attesa... L’8 dicembre è probabile che si faccia una cosa in rete con le altre piazze delle città, un’unica grande festa senza confini geografici che a Viterbo si potrebbe tenere o in sala Regia o al cinema Genio. Per il 10 dicembre si lavora ad un consiglio comunale aperto. Nel 2014 si torna a parlare di un Trasporto eccezionale, a trent’anni da quello dedicato a papa Giovanni Paolo II. E ancora: il museo, le Macchine in piazza, e mille altre cose. Come ha detto Barelli, siamo solo all’inizio. E che inizio.





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