ANNO 14 n° 120
Plus, a spasso per la città del futuro
Dagli ascensori alla pensilina ai sotterranei: come cambia Viterbo
30/12/2015 - 02:01

di Andrea Arena

VITERBO – Ad un certo punto, quando l'ascensore ti vomita in piazza San Lorenzo, a fianco di quell'ospedale vecchio dove tutti quelli di una certa generazione sono andati a trovare i loro nonni e a mangiare quei memorabili tramezzini del bar, succede una cosa buffa. Le cosiddette autorità si mischiano coi cosiddetti turisti: ''Siamo tutti, possiamo proseguire?'', chiede la guida querula. Il sindaco Michelini si interessa al gruppo di settuagenari: ''Da dove venite?'', chiede. ''Da Savona'', gli sventurati risposero. E allora: liguri di qua, al Duomo, viterbesi on tour di là, verso palazzo di Vico, ultima tappa di questa marcia forzata alla scoperta delle meraviglie del Plus.

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Diciamocelo: la seconda parte del pomeriggio dedicato all'inaugurazione delle nuove opere – immaginate dalla vecchia amministrazione di centrodestra (lo ribadiamo per la millesima volta, sennò s'incazzano) e realizzate con una decina di milioni dell'Unione europea – è stata molto più figa della prima, il convegno all'ex mattatoio di Valle Faul. Anche se c'è stato da camminare, anche se l'umidità della sera ha messo a dura prova le membra arrugginite di certi politici, e di certi cronisti.

E pure, fuori dalla stanza dei congressi, e dopo un corroborante coffe break, ci si è subito diretti a passo spedito verso il nuovo parco di Valle Faul. I nuovi segnapassi a led, in blu (sembra di essere in una puntata di Guerre Stellari girata ad Amatrice) accompagnano la marcia, fiero l'occhio e svelto il passo. L'ex cavea, ora trasformata in uno spazio ricettivo a metà tra l'antico e il futuribile, è affascinante: ''Qui – dice l'anfitrione Alvaro Ricci, che per questa cosa ha speso più di un fegato – ci vedo bene il mercato settimanale. Il posto c'è, il supporto logistico pure: diventerebbe un luogo per far vivere la valle, per riportarla a luogo di incontro tra le persone, che siano viterbesi o turisti''.

Ma poi si va ancora via, verso la fontana (vietata ai deboli di vescica) e quindi su, lungo i sentieri illuminati di blu e dribblando le aiuole seminate di fresco. Primo ascensore, si sale lisci: è panoramico, la valle illuminata sotto di me, il cielo stellato che speriamo risolva la crisi della maggioranza.

E dunque, il Sacrario, la pensilina, coi suoi vetri all'Ara Pacis, al Metropolitan museum, alla scatola di cioccolatini, e i colori così strani, per una città codina come Viterbo: blu, verde, luce. Dentro, uno spettacolo, fontana a mosaico, ponticello sulle acque stile Sampei, nove schermi nove per dare informazioni ai turisti e magari far vedere pure la partita della Giuve, possibilità di impiantare bar, ristoranti, nocciolinari. Se ce la fanno, siamo a cavallo.

Le telecamere sono ovunque, e vale pure per il secondo ascensore, quello che da Valle Faul porta al Duomo: meno panoramico, anzi quasi claustrofobico visto che bisogna fare un tunnel lungo così per arrivare all'imbocco. Ma in 25 secondi sale di 25 metri, portando 24 persone (12 per cabina) in paradiso. C'è persino la voce che avverte: ''Terzo piano – Third floor'', e magari se avesse pure tre sorelle si potrebbe improvvisare una seratona. Comunque, arrivando a piazza San Lorenzo, e schivando i savonesi di cui sopra, si è nel cuore che batte nel cuore di Catanzaro. Cioè di Viterbo. E si scende verso Palazzo di Vico, una reggia che avevamo dimenticato, specie quando ci si passa davanti con troppo alcol in grembo.

Mastodontico, rivisto, reso fruibile. Di sotto, i sotterranei che servirono agli antichi e ai rifugiati della Seconda guerra mondiale. Sopra, una scala sospesa per arrivare fino a piazza del Gesù.

Questo è il Plus, ora tocca ai viterbesi dargli un senso. Sempre che un intervento così rivoluzionario non provochi troppe paure, troppe paranoie, troppe code di paglia.





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