ANNO 14 n° 119
Non si può Plus tornare indietro
L'inaugurazione del progetto che può cambiare il volto del centro storico
Ricci: ''La migliore risposta a chi non ci crede''. Michelini: ''Ora serve il sistema''
29/12/2015 - 19:24

di Andrea Arena

VITERBO – Se il futuro è al centro, Giulio Andreotti si reincarnerà in un neo di Bruno Vespa, Foligno sarà la capitale del mondo libero e l'inno di tutti noi sarà firmato da Franco Battiato, in modalità permanente. Se il futuro sarà davvero al centro, Viterbo potrà dire di averci creduto per prima, anno 2011 – in piena crisi maledetta – quando partecipò e vinse il bando europeo per i progetti Plus. Miglior progetto del Lazio (con 8 punti di distacco sulla seconda), e un fracco di soldi da investire per lo sviluppo della città. Oggi, quei 12 milioni e passa di euri sono diventati questa roba qua, che circonda e avvolge Valle Faul (scelta come sede di presentazione) e in misura minore anche contributi per le piccole e medie imprese, denaro meno concreto, ma altrettanto utile.

Il futuro è al centro, s'intitola il convegno che prelude, fa da antipasto, all'inaugurazione vera e propria. E' il modo pensato per presentare le opere che ambiscono a dare un senso, una misura, una fruibilità al centro storico. Spiegare, e spiegare bene: ci sono due architetti che hanno lavorato alla realizzazione (Massimo Gai e Giuseppe Cucullo), c'è tutto l'ufficio Plus, c'è Giovanni Bastianelli dell'ufficio turistico regionale (Zingaretti e l'assessore regionale Refrigeri sono impegnati col Bilancio: peggio per loro, qui c'erano un sacco di photo opportunity), c'è naturalmente il sindaco e c'è l'assessore al Plus Alvaro Ricci. Che passerà alla storia per aver portato a termine questo intervento rivoluzionario, si spera, per la città, e che in apertura ha due cose da dire a chi stanotte ha incendiato un varco elettronico appena piazzato: ''Un atto di gravità inaudita. Non cederemo alle intimidazione di quelle piccole e insignificanti sacche di cittadinanza contrarie a prescindere, o forse per interessi personali, al cambiamento. Anzi, andiamo avanti più convinti''. Un contestatore – incredibilmente – c'è anche in sala, ma viene ricondotto a più miti ragioni dal pronto intervento delle forze dell'ordine.

Così Ricci viene alle cose belle: ''Non avrei mai pensato di avere un simile onore – dice – Gli uffici, i tecnici, tutti hanno lavorato con un impegno clamoroso, tanto che abbiamo chiuso i cantieri in un anno e mezzo. Un record, o giù di lì, rispetto ai tempi biblici di certi grandi opere italiane''. Sì, perché al di là dei disfattisti a prescindere, questa per Viterbo può diventare una grande opera, il nostro ponte sullo Stretto, il nostro – sì – aeroporto. ''L'asse è quello dell'Urcionio. Da oriente, l'Arcionello e quindi via Genova, passando da piazza del Teatro, con l'Unione che può ragionevolmente essere restaurato nel medio termine, fino al Sacrario, con la pensilina e l'Urban center, e poi giù, via ascensore, a Valle Faul. Che è il cuore dell'intervento, e che ha tutte le possibilità di tornare ad essere quello che fu nell'antichità: un luogo di incontro, di transito, di vita. Possiamo trasferirci il mercato, sarà l'inevitabile accentratore di turisti che di lì potranno accedere al centro, sarà qualcosa di culturale e ricreativo''. Il parco, con le sue lucine blu, brilla fuori dall'ex mattatoio.

Gli architetti Gai e Cocullo entrano negli aspetti tecnici, sottolineano che ''non c'è stato neanche un incidente sul lavoro nei mesi in cui i cantieri hanno operato'', e questa in Italia è una notizia. Sottolineano, soprattutto, come la città sia ''la scena fissa dell'uomo. Perciò il centro storico non va soltanto conservato, ma soprattutto protetto''. Il vuol dire intervenire per non lasciarlo morire.

Bastianelli, dall'alto del suo osservatorio laziale, e dunque privilegiato, sottolinea come Viterbo ''non solo ha ottenuto i maggiori contributi del Plus, ma è riuscita a fare i lavori in metà tempo rispetto alle altre città italiane. E con questi interventi dimostra di non pensare soltanto ai suoi cittadini (che poi in fondo sono quelli che votano qui, ndr), ma anche ai visitatori. E se il turista sta bene, sta bene anche il residente, e viceversa''.

Chiude il sindaco Michelini: ''Consegniamo alla città delle opere importanti. Ma sono convinto che non basti il Plus per cambiare Viterbo, dobbiamo mettere a sistema questo investimento, offrirlo a quelle realtà che vogliono investire nel centro storico, laddove investire può voler dire anche semplicemente venirci ad abitare. Ringrazio anche gli amministratori dell'epoca che hanno ottenuto questo finanziamento e hanno pensato questo progetto, ma in fondo qui non è questione di destra o di sinistra, l'importante è che abbia vinto la città''.

In prima fila, c'è l'ex sindaco Giulio Marini, nelle retrovie alcuni ex amministratori del centrodestra (l'allora assessore Giovanni Arena, Ubertini, Buzzi, Marcosano). In mattinata, anche Renata Polverini aveva rivendicato la maternità dell'opera. Chissà se ne ricorderanno anche se questa partenza strepitosa dovesse rivelarsi, nel corso degli anni, una ''cagata pazzesca''. Basta poco a trasformare un trionfo in un fallimento, ma speriamo che non sia questo il caso.

Poi tutti via, a fare un giro tra i mostri moderni ai quali è affidato il futuro di Viterbo.





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