ANNO 15 n° 118
“Nocchie castagne ed uva“
C’era una volta a Civita, rubrica a cura di Alessandro Soli
10/11/2023 - 10:35

di Alessandro Soli

CIVITA CASTELLANA - Profumi e sapori che non si dimenticano. Finchè la natura ce li regala, riteniamoci fortunati, sperando che le generazioni future possano raccontare la loro importanza.

 

Come eravamo

NOCCHIE, CASTAGNE, UVA “profumi e sapori che non si dimenticano”

L’autunno è ormai alle porte e sui campi della nostra zona si celebrano gli antichissimi riti della vendemmia e della raccolta di nocciole e castagne. Questi frutti qui nel viterbese sono particolarmente pregiati, data la particolare esposizione delle coltivazioni e il clima quasi sempre “benevolo” che li ha resi famosi nel mondo. Le nocciole dei Cimini sono tra le migliori su scala mondiale, non dimentichiamo che fin dagli anni ’50, la Perugina e le più importanti industrie dolciarie, prelevavano a “piene mani” “’e nocchie nostre” che divenivano materia prima per i dolci prodotti su scala industriale. Primo fra tutti l’inimitabile “Bacio” confezionato abilmente con la nocciola intera a chiusura dell’impasto di cioccolato frammisto a nocciole tritate, ed incartato sull’altrettanto famoso bigliettino che riportava una frase d’amore, in genere tratta dal Cyrano di E. Rostand. Se pensiamo al successo che il Bacio ha avuto in tutto il mondo, e che negli anni non ha modificato mai la sua confezione, ebbene dobbiamo esserne orgogliosi, perché come dicevo l’ingrediente principe veniva e forse ancora viene dalla nostra terra. Che dire poi delle nostre Castagne, rinomati i “marroni” prodotti qui sui Cimini, anch’essi assorbiti dalle industrie del settore, che li lavorano e manipolano in mille modi, nella produzione di dolci classici dal caratteristico sapore. Ma permettetemi di soffermarmi sull’uso particolare che si fa ancora dopo secoli, e nello stesso modo, della castagna: la calda, dolce, unica e romantica

“Caldarrosta” Sfido chiunque a dire di non aver mai assaggiato e gustato, specialmente all’arrivo dei primi freddi, queste tipiche castagne, cotte arrosto

(da qui il loro nome) su quella particolare padella dal fondo forato che rende questo frutto inimitabile nel sapore e nel calore che fisicamente ti dà. Perché anche in questa epoca di riscaldamento tecnologico programmato, senti ancora il bisogno di provare sui tuoi polpastrelli intirizziti il piacere di sbucciare la caldarrosta, che hai prelevato dal “cartoccio del callarostaro”.

Ho lasciato per ultima l’Uva il frutto più famoso, quello che richiede durante l’anno cure particolari da parte dei produttori, ma che dà loro le più grandi soddisfazioni, se l’annata è buona, perché grazie a vitigni antichi e selezionati

riescono a portare in tavola vini di buona levatura. Non posso non andare indietro nel tempo quando parlo di uva, dalla vendemmia fatta a mano oggi come allora, alla pigiatura una volta fatta con i piedi, ormai anacronistica, ma così particolare, e via via a tutte le fasi intermedie prima di bere il vino finito.

Voglio però ricordare il caratteristico sapore che ci dava il mangiare ”pane e uva”, anche se non è più di moda, provatelo, vi assicuro che gusterete qualcosa di particolare (io lo facevo col “pizzutello”ovvero l’uva detta zi bibbo quella appuntita, che personalmente coglievo nel giardino della trattoria di mio nonno Giano).Che dire del dolce Mosto uva appena pigiata anch’essa dal sapore particolare, ottimo lassativo, il tutto aspettando l’11 Novembre: San Martino quando “ogni mosto diventa vino”. Ma quello è il primo vino, adatto per le castagne e piccole merende di cantina, vino giovane ancora dolciastro, non filtrato un po’ torbido. Poi col freddo diverrà sua maestà Re Vino, con tutta la sua forza e la sua gradazione, che lo renderà unico nell’accompagnare sulla tavola deliziosi antipasti ed arrosti robusti.

Sapete amici mentre sto terminando questo pezzo a me è venuta fame e a Voi?





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