di Alessandro Soli
CIVITA CASTELLANA - Costretto da mio figlio Francesco a celebrare in versi questa tipica malattia infantile, spero di aver raggiunto lo scopo di farlo sorridere un po’. Scritta nei primi anni ’80, racchiude nella sua semplicità uno stile quasi… Rodariano.
“Er morbillo de mi fijo“
A tromba à fatto no squillo,
a Francesco jè passato er morbillo.
S’era stufato, poro piselletto de papà,
arinchiuso drento casa, senza sapè che fa.
Prima a febbre, poi ste bollicine piccole
piccole come no spillo, s’era beccato er morbillo.
Allontanato da tutti, puro da Federica,
solo ner lettino, co nonna Valeria vicino.
E’ stato puro troppo bono,
nun s’è mai lamentato, né grattato,
à sempre disegnato e giocato.
Mò s’è guarito, ride, core e sgambetta,
giranno sur piazzale co a bicicletta.