ANNO 15 n° 120
“Alla ricerca del dialetto perduto”
C’era una volta a Civita, rubrica a cura di Alessandro Soli
16/06/2023 - 12:15

di Alessandro Soli

CIVITA CASTELLANA - Carissimi lettori inizio da questa settimana un nuovo ciclo che non tradisce il titolo dato a questa rubrica di “Viterbonew24”, bensì lo integra, passando dai versi delle mie poesie, a scritti che riguardano appunto Civita Castellana.

 

Alla ricerca del dialetto perduto

Prendo spunto dalla pubblicazione nel 2011 del “Vocabolario del dialetto di Civita Castellana” scritto dall’amico Prof. Luigi Cimarra, per ribadire i miei concetti sull’importanza e la valenza del dialetto “civitonico”. Premetto che l’opera di Cimarra è il frutto di trent’anni di ricerche, (di cui sono stato attento testimone), fatte sul nostro territorio, con quella certosina precisione e oculatezza nei particolari, che solo uno studioso glottologo e dialettologo come lui, per di più stimolato dall’immenso amore per Civita, poteva regalarci.

E’ sicuramente un’opera che resterà nel tempo, un libro che testimonierà una lingua che non sarà più parlata, ma che rimarrà intatta nei suoi suoni e nei suoi significati. Ho voluto aprire a caso il vocabolario, e darvi qualche “pennellata” sul nostro meraviglioso dialetto:

ndorcinà (avvolgere su se stesso, attorcigliare) “o findefèrro, pe portàssolo via, tòcca ndorcinallo “, “o sèrpe stava tutto ndorcinato”.

jjappà, (catturare) “pe jjappà o pesce còe mano, dèvi èsse svèrdo e bbravo.

Mmòrda (cartoccio pieno di frutta secca che si comprava alla fiera o durante le feste) “pa Madònna de Piagge a e regazze jje se combrava a mmòrda lì e bbangarelle”. Come avrete notato, oltre al significato della parola o del verbo in italiano, ci sono le varie applicazioni dialettali, che arricchiscono non poco la conoscenza del “civitonico”.

Inoltre il Prof. Cimarra, riguardo a determinati sostantivi o aggettivi non perde l’occasione di citare proverbi e filastrocche, ad esempio su:

romano “Prìngipi e ccavallièri sò i romani, i circondari sò lli viterbési, i magnagatti che stanno a Ssuriano, i musi spòrchi stanno a Ccarbugnano, ladrongèlli sò i vignanellési, ch’hanno rubbato la cròce a Ccrocchjano e ll’hanno vennuta alli bassanellési (per um pignatto)”.

Ancora: zzezzitòre (sedile di pietra) “e mméttite llì o zzezzitòre”.

Nnamorarèllo (facile ad infatuarsi) “ si nnamorarèllo, fijjo mmì,quello che védi o vòi combrà, mango si fùssimo Turlògna “.

Mbottijjà (imbottigliare,sconfiggere sonoramente) “l’avemo mbottijjati ò ò ò cor vino de Frascati, òri òri v’avemo mbottijjati ! (al termine di giochi di squadra).

Cazzabbùbbolo (individuo di poca importanza) “ar mònno ce stanno: òmmini, semiòmmini, bbùbboli, semibùbboli, cazzabbùbboli”.

Potrei continuare ancora, perché quest’opera di 750 pagine merita ben altro rispetto che queste mie quattro righe.

Tanto dovevo all’amico “Giggi”, civitonico doc, e sono sicuro che chi ama la nostra cittadina, conserverà tra le sue cose più care anche questa, il cui valore è difficilmente quantificabile.

 





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