ANNO 14 n° 120
Una proposta ''civica'' per la chiusura
FondAzione, La Mia Tuscia e Viterbo che lavora presentano il loro progetto
14/10/2013 - 14:34

VITERBO – Non il modello Siena (tutto chiuso, subito, senza se e senza ma), né il vecchio modello viterbese anni Novanta, quando si parlò e si parlò e poi non si fece nulla. Per chiudere il centro storico arriva anche la ricetta di FondAzione, La Mia Tuscia e Viterbo che lavora, le tre liste civiche non fortunatissime (eufemismo) alle scorse elezioni comunali eppure che non hanno rinunciato a proporre le loro idee, discuterle, cavalcarle. E benché già da domani si parlerà della chiusura del centro anche in consiglio comunale – col progetto dell’assessore Alvaro Ricci – ecco che i rappresentanti dei tre movimenti hanno voluto giocare d’anticipo, presentando alla stampa il loro progetto con la speranza che lassù, ai piani alti di palazzo dei Priori, qualcuno voglia ascoltarli, e magari mettersi a tavolino.

“Perché – spiegano all’unisono – il nostro desiderio sarebbe quello di arrivare ad una scelta condivisa. Condivisa da tutti, amministratori, commercianti, residenti, proprietari degli immobili, tutti”. E per quanto sarà difficile, se non improbabile (tante capocce, tanti pareri diversi), vale la pena almeno parlarne.

Intendiamoci, il loro “progetto Centro Storico”, tre paginette divise in quattro punti, somma vecchie idee tutto sommato valide ad altre inedite, e pure un po’ ardite. Che vengano accettate in blocco sembra difficile, ma qualche spunto può tornare buono. Partendo da un presupposto geografico: “Che il centro storico così come è stato definito, dall’allora sindaco Meroi, è un’area vasta, troppo vasta – come spiega Renzo Poleggi de La Mia Tuscia – Comprende tutta la parte all’interno delle mura medievali, vale a dire il 70 per cento del territorio comunale, il quarto centro storico più grande d’Europa. Troppe realtà diverse: da San Pellegrino e la parte monumentale a quella prettamente commerciale di via Garibaldi, via Marconi e altre strade del genere. Ciascuna sezione ha i suoi problemi, le sue esigenze, i suoi connotati logistici”. Ecco allora il primo passo da fare: ridurre la parte da chiudere al traffico, partendo dal Duomo e tracciando un cerchio col compasso. “Chiudere via e piazza San Lorenzo, piazza del Gesù e piazza della Morte, via Cardinal La Fontaine e San Pellegrino, è una cosa che si può fare anche subito – chiarisce Paolo Barbieri, ex assessore in giunte di centrodestra – Gli amministratori lo sanno benissimo, visto che molti di loro hanno fatto parte di governi precedenti. Gli abitanti della zona, e i commercianti, sono d’accordo e anzi da un pezzo si sono detti pronti anche a fare qualche concessione o sacrificio. Il problema è che non basta chiudere, bisogna approfondire tantissimi aspetti. Quello del bilancio, intanto, perché i soldi per gli interventi, per i vigili urbani, per le telecamere e per i trasporti, bisognerà pure andarli a prendere da qualche parte. Quello dell’ornato, visto che si deve riqualificare anche l’aspetto estetico di edifici vecchi, di abitazioni abbandonate eccetera. E naturalmente quello economico, visto che poi il centro storico deve tornare a nuova vita, non certo attraverso i negozi dei cinesi ma con botteghe artigianali e di prodotti tipici”.

E qui arriva la proposta futuribile (e magari un po’ troppo azzardata) di trasformare i vecchi magazzini in locali commerciali, quelli di categoria C1. Come? “Attraverso il cambio di destinazione d’uso – spiega Renzo Poleggi – Una pratica che in condizioni normali richiede tempo e burocrazia ma che il Comune potrebbe impegnarsi a snellire”. “Magari concedendo agevolazioni con la Tares”, suggerisce con piglio da economista Paolo Barbieri. “Intendiamoci – riassume Ugo Biribicchi, di Viterbo che lavora – Bisogna dare una motivazione reale, concreta e magari vantaggiosa ad un provvedimento epocale come la chiusura del centro. Sogno il contadino di Blera che venga a vendere le sue verdure nella botteguccia a San Pellegrino, in quartiere splendido ma chiuso al traffico, una specie di centro commerciale all’aperto”.

Ora, quanto possa essere applicabile il progetto delle tre liste – che da questo studio potrebbero instaurare una collaborazione civica e politica a lungo raggio -, è tutto da vedere. Così come è da vedere quanto ascolto verrà loro concesso da palazzo dei Priori. Di certo, hanno un solo esponente in consiglio, Gianmaria Santucci. “Abbiamo chiesto un incontro al sindaco, aspettiamo con fiducia”, conclude Paolo Barbieri.





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