ANNO 14 n° 117
La sede della Regione Lazio
Rsa, situazione in alto mare
A Palazzo dei Priori rimangono in attesa di notizie dalla Regione Lazio

VITERBO - Tutto in alto mare. Anzi, più che altro tutto bloccato nella palude melmosa dei non sempre fluidi rapporti burocratici tra enti pubblici, nella fattispecie quelli tra Regione Lazio e Comune di Viterbo.

La vicenda Rsa, residenze sanitarie assistenziali, che vede Palazzo dei Priori, autore di una delibera che blocca i contributi per il pagamento delle rette, in posizione di antitesi rispetto ai pazienti ricoverati nelle residenze stesse, titolari dell'inalienabile diritto all'assistenza, è in fase di stallo.

Tanto che l'argomento, di cui si sarebbe dovuto discutere venerdì scorso nella quarta commissione consiliare comunale è stato all'improvviso tolto dall'ordine del giorno. Senza una motivazione chiara. Bene o male, dunque, purché non se ne parli: in ballo ci dovrebbero essere la discussione sul nuovo, ipotetico, regolamento per i contributi, e il reperimento dei fondi mancanti che dovrebbero servire a dare una risposta a circa 150 cittadini, e relative famiglie, che rientrano nella fascia degli aventi diritto. Nell'incertezza della situazione attuale, però, la commissione ha rinviato l'analisi del tema a data da destinarsi.

Su questa vicenda il dialogo tra la Regione, che ha tagliato i fondi ma non ha cambiato i dettami della legge 98/2007 che impone alle amministrazioni locali di partecipare al pagamento delle rette Rsa, e il Comune capoluogo non è facile, nonostante il ''patto per Viterbo'' stipulato dal sindaco Leonardo Michelini e dal governatore Nicola Zingaretti avrebbe lasciato presupporre il contrario.

Dopo l'incontro di una decina di giorni fa alla Pisana con l'assessore regionale al Bilancio Alessandra Sartore, a cui hanno partecipato il primo cittadino insieme agli assessori Ciambella e Troncarelli, dalla Regione non è ancora arrivata nessuna notizia ufficiale sulla possibilità di ricorrere ad eventuali fondi residuali per pagare le Rsa.

Si era detto di una risposta precisa che in breve sarebbe dovuta giungere da Roma - a piazza del Plebiscito sembravano ottimisti sul buon esito della vicenda -, ma ad oggi tutto ancora tace. Ciò che invece appare certo è che per Viterbo sarà impossibile utilizzare i finanziamenti stanziati per il distretto sociosanitario. La situazione è complicata, perché per cambiare la destinazione d'uso delle risorse la trafila è lunga e rischia di perdersi nella notte dei tempi della burocrazia. L'unica nota positiva sono i 300mila che la Regione ha assicurato arriveranno a Palazzo dei Priori per sanare parte - una parte minima - delle rette 2015. Dubbi e incertezze, però, restano.

Stando ad alcune indiscrezioni, pare che in realtà alla Pisana si starebbe valutando la possibilità di modificare la legge regionale 98/2007, quella che regolamenta il contributo pubblico alle fasce deboli in merito alle Rsa, ma i tempi si preannunciano biblici e la cabina di regia non ha ancora neanche preso in considerazione la faccenda. L'idea della modifica c'è, insomma, ma non si tratterà di cambiamenti che avranno ripercussioni immediate.

Intanto si avvicina il 3 dicembre, data in cui il Consiglio di Stato deciderà sul ricorso presentato contro il Comune di Viterbo da Aforsat, associazione dei familiari degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali della Tuscia: se, come già accaduto in passato contro un provvedimento analogo a quello di Michelini varato dall'allora giunta Gabbianelli, i cittadini dovessero spuntarla anche stavolta sul Comune, allora non si potrà più assistere ad ulteriori rinvii della discussione sullo spinoso tema Rsa.



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