ANNO 14 n° 120
Un impero travolto dalle inchieste giudiziarie
10/08/2012 - 04:00

VITERBO - I guai per il gruppo San Raffaele sono iniziati nel 2009, con l’arresto di Giampaolo Angelucci, presidente della società, e la richiesta di arresto, non concessa dal parlamento, per il padre Antonio, senatore Pdl e fondatore della rete di case di cura private per l’assistenza ai malati cronici sparse un po’ in tutta Italia.

Padre e figlio furono accusati di una mega truffa ai danni del servizio sanitario del Lazio, tra il 2004 e il 2007, che sfiorerebbe i 170 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta una grande mole di fatturazioni false, costi gonfiati, prestazioni inesistenti o fornite solo in parte.

La holding della sanità privata controllata dagli Angelucci gestisce case di cura, poliambulatori e centri di riabilitazione. Ha 5mila posti letto accreditati in Italia, circa 3mila dei quali nel Lazio.

In guai più o meno analoghi si trovano il fratello di Antonio Angelucci, Roberto, e il nipote Fabio, titolari della Ro.Ri., la società proprietaria della clinica Nuova Santa Teresa di Viterbo e della Casa di Cura di Nepi. Sono entrambi tra i principali indagati nella maxi inchiesta sulla Asl di Viterbo. Anche per loro l’accusa è di truffa ai danni dell’azienda sanitaria, oltre 20 milioni di euro, consumata con un metodo pressoché identico a quello contestato al gruppo San Raffaele.





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