ANNO 14 n° 118
Trasversale, Mazzola:
''Contesterò
il verde fino alla fine''
''Quel tracciato non ha i requisiti''. Ma Anas e ministero hanno già deciso
14/04/2016 - 02:00

di Andrea Arena

VITERBO – Si consiglia, con molta umiltà, a Mauro Mazzola di indossare per il 28 aprile prossimo – la data della prima conferenza dei servizi sul completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia – due giacche. Una, quella che indosserà quando consegnerà la delibera del Comune di Tarquinia, di colore viola; l’altra, quando invece presenterà la posizione della Provincia che presiede, di colore verde. E poco importa se l’accostamento cromatico farebbe rabbrividire persino un Mughini: ci sta tutto.

Il daltonismo è emerso ieri, in un consiglio provinciale iniziato all’insegna dell’armonia (tutti contro l’impianto di lavorazione e deposito fanghi a Montefiascone) e proseguito invece col coltello tra i denti. Si doveva parlare della posizione della Provincia sulla Trasversale in vista della prossima conferenza dei servizi, appunto, ed è successo il finimondo. All’inizio neanche s’era capito bene chi e come avesse proposto di discutere il punto. Micci, sospettato, ha negato, né risultavano atti, protocolli, firme, o passaggi dalla conferenza dei capigruppo, che neanche s’era tenuta. Ce n’era quanto bastava per chiuderla lì e rimandare a tempi migliori. E invece Mazzola l’ha voluta ugualmente discutere, con tanto di proiettore e maxischermo sul quale ha illustrato i tre tracciati (verde, blu e viola) puntando un laser sulla mappa gigante. Verde troppo invasivo, blu superato, viola ideale, ecco il sunto. Con un ammonimento: ''C’è in piedi già una decina di ricorsi contro la Trasversale – ha avvertito Mazzola – Io come Comune non voglio farlo, ma so anche altri comitati sono pronti a farlo. Il rischio è che blocchino tutto. Perché non usiamo l’intelligenza, a partire da ministero e Anas, e non cerchiamo prima di ascoltare le esigenze dei territori. L’obiettivo dev’essere fare la Trasversale, farla presto e farla bene’’.

Insomma, la premessa sembrava pacifica. Poi però si è scatenato il finimondo, a partire dal Pd, che è (sarebbe) il partito di Mazzola. Con Maurizio Palozzi, pretoriano panunziano, che è partito gladio in pugno: ‘’Quella strada è troppo importante, ne sento parlare da quando sono nato, io che sono del ’67. Mauro, con tutto il rispetto, trovo difficile che tu possa rappresentare oggi due istanze, quella da sindaco di Tarquinia e quella da presidente della Provincia. Trovo difficile oggi darti due deleghe, anche per come stiamo affrontando qui questo tema: non c’è il presidente della commissione regionale ai Trasporti (cioè proprio Panunzi, ndr), non ci sono i nostri rappresentanti nazionali, deputati o senatori. Facciamo più bella figura a lasciar perdere e a convocare un consiglio aperto, ascoltando tutti e facendoci spiegare’’. Le spiegazioni di Mazzola, con tanto di laser e mappa, non avevano convinto nessuno.

Il carico da undici è arrivato dall’altro pezzo della maggioranza, i Moderati e riformisti, con Maurizio Tofani che ha messo in luce tutta la fragilità del presidente: ‘’Come sindaco lei ha una posizione chiara, che però è quella di sindaco. Qui lei però deve rappresentare le istanze di un altro ente, e dei territori. Capisco il campanilismo, ma noi abbiamo altre esigenze: certezza che quella strada venga completata, certezza sui tempi, e sui costi’’. Inutile, per Tofani, pure continuare a discutere su tracciati e colori: con un colpo di teatro, il consigliere mostra la convocazione della conferenza dei servizi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e su Il Giornale. ''Il tracciato è già stato deciso, è quello verde’’.

Mazzola sbrocca. Accusa i suoi consiglieri di non conoscere il territorio, di essere poco seri, di dire cose false e di chiacchierare troppo. Li invita a sfiduciarlo: ‘’Visto che in conferenza di servizi dovrò andarci io’’, minaccia anche di dimettersi.

Poi si rende conto di essere con le mani legate. Perché dopo la riforma Delrio (curiosamente il ministro che oggi, da delegato alle Infrastrutture, dovrà decidere sulla Trasversale) presidente e consiglio sono due organi diversi. Il primo non può neanche dimettersi, se non in casi eccezionali. Mentre il consiglio non può sfiduciare il suo presidente. E se gli stessi consiglieri si dimettessero in blocco Mazzola resterebbe al suo posto. Un controllo (o marcatura) reciproco che sembra funzionare, perché impedisce giochetti e, soprattutto, conflitti d’interesse tra chi si trova ad occupare due cariche diverse. Pd e Mo.Ri., terrorizzati dall'eventuale figuraccia di far passare un domani Mazzola (cioè la Provincia) come i responsabili dell'ennesima occasione persa per completare la Trasversale, hanno deciso di sfruttare cinicamente questa flessibilità normativa, diciamo.

Finisce con un documento ritoccato da maggioranza e opposizione: la Provincia sostiene il progetto già presentato in conferenza di servizi e chiede che sia conclusa in tempi rapidi, nel rispetto dell’ambiente, e tenendo bassi i costi.

Mazzola abbozza: ''Alla fine consegnerò due delibere. Ma resto convinto che il tracciato verde non ha alcun requisito. Io, il verde, lo contesterò fino alla fine, anche perché non risponde a nessuna delle esigenze richieste, né quelle ambientali né quelle del risparmio’’, dice ai cronisti. Domanda: presidente, ma non poteva mettersi d’accordo prima coi suoi, onde evitare scenate in aula? ''Ho provato, non è stato possibile. A quel punto ho detto: fate come vi pare. E so anche che qui a Viterbo doveva andare a finire così…’’ Mazzola rassegnato, allora? Da cavallo maremmano di razza mai dire mai, anche se per il 28 aprile prossimo dovrà comunque far stirare due giacche diverse.





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