ANNO 14 n° 119
Nadia sarebbe dovuta rientrare in Italia il giorno successivo all'attentato
Una sorte terribile ha accomunato l'imprenditrice all'amica Adele Puglisi
e alla giovane Simona Monti, incinta di sette mesi
03/07/2016 - 02:01

VITERBO - Nadia Benedetti amava il suo lavoro e adorava cantare. Allegra, divertente, gioiosa, determinata: così gli amici e le persone più vicine descrivono l’imprenditrice viterbese di 52 anni, barbaramente uccisa da un commando dell’Isis venerdì sera all’Holey Artisan Bakery, ristorantino chic affacciato sul lago nel cuore del quartiere diplomatico di Dacca, in Bangladesh, insieme ad un’altra ventina degli ostaggi presi dai miliziani armati dopo essere penetrati nel ristorante. Dieci ore di terrore, sangue e orrore, con l'esecuzione finale di chi non conosceva il Corano. Dieci ore terminate con il blitz delle forze speciali bengalesi che però non sono riuscite a evitare la strage compiuta dagli estremisti islamici.

Avrebbe compiuto 52 anni a settembre. Le piacevano la musica e le canzoni di Franco Califano, con cui si dilettava al karaoke nel locale del fratello. Figlia di Virgilio, storico imprenditore viterbese del settore tessile (insieme ai fratelli Fausto e Flavio), sorella di Paolo, titolare del ristorante Antica Sosta sulla Cassia Nord, Nadia Benedetti aveva girato il mondo per la sua professione e da anni si divideva tra la Tuscia e il Bangladesh, dove si svolgeva principalmente la sua attività lavorativa.

Era infatti managing director della StudioTex Limited, azienda con sede principale a Londra e una succursale a Dacca, oltre che responsabile della Bengler BV srl, azienda viterbese di famiglia. Attività che amava profondamente e di cui aveva preso le redini, soprattutto dopo la recente scomparsa del padre: era lei, infatti, a mandare avanti gli affari dei Benedetti, insieme ad altri parenti. Nonostante il suo peregrinare per il mondo, tuttavia, il legame con le radici non lo aveva mai tranciato, continuando negli anni a coltivare le amicizie e i rapporti con la sua terra. Non più tardi di 20 giorni fa si trovava anche lei nella Città dei Papi, dove sarebbe dovuta tornare dopo aver chiuso un affare a Dacca con un gruppo coreano. Aveva un volo per l’Italia prenotato per sabato mattina. Cioè il giorno successivo all'attentato che le è costato la vita.

La tragedia di Nadia, tuttavia, non è l’unica ad aver colpito la famiglia Benedetti. Qualche anno fa, infatti, la sorella dell'imprenditrice vittima dell'Isis si era tolta la vita impiccandosi. Una sorte davvero crudele quella toccata alla stirpe di imprenditori viterbesi. Nadia Benedetti lascia l'anziana madre Rori e il fratello Paolo, volato immediatamente a Dacca dopo il triste messaggio della Farnesina, per il riconoscimento ufficiale del corpo, avvenuto in giornata come annunciato dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Lo stesso ministro si è impegnato a far rientrare le salme delle vittime in tempi brevissimi, e già nei prossimi giorni potrebbero atterrare a Ciampino con voli di Stato. Probabile che per Nadia e gli altri italiani uccisi nell’assalto dei miliziani dell'Isis, come accaduto in precedenza con altri caduti per mano del terrorismo, vengano celebrati i funerali di Stato, se la famiglia Benedetti sarà d’accordo.

La stessa orribile fine di Nadia è toccata ad altri ostaggi dell’Isis, tra cui due donne che avevano un legame con la Tuscia. La prima, Adele Puglisi, 54 anni, catanese, aveva molti amici a Viterbo, tra cui la stessa Nadia Benedetti. Adele era una donna solare, che amava viaggiare e adorava il mare. Anche lei, come Nadia, era solita girare il mondo per lavoro. È stata uccisa dai macellai dello stato islamico alla vigilia del suo rientro a Catania, dove abitava, anche se nella sua città d’origine, raccontano i vicini all’Ansa, ‘’stava al massimo 20 giorni l'anno, perché era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro''. Era lei stessa a descriversi così sul suo profilo Facebook, pubblicando sue foto al sole e al mare. Lavorava in Bangladesh per Artsana, come manager quality control a Dacca. ASlcuni suoi amici viterbesi, non appena appresa la notizia della sua morte, sono partiti per Catania in attesa del ritorno del feretro.

Terribile anche quanto accaduto alla 33enne Simona Monti, forse la vittima che ha destato maggiore compassione. Simona, collaboratrice di Nadia Benedetti, era infatti incinta di sette mesi. Questo però non ha fermato la furia omicida dei macellai dell'Isis. La giovane aspettava un bambino e aveva già prenotato un volo che all'inizio della prossima settimana l'avrebbe riportata in Italia, a Magliano Sabina, dove vivono i genitori, per un lungo periodo di aspettativa. Dalla scorsa estate, dopo diverse esperienze di studio e lavorative in oriente, la ragazza aveva scelto il Bangladesh per vivere e lavorare nel settore tessile, ma ora si sarebbe dedicata al suo bambino e alla vita felice che l’attendeva.

I mostri generati dal sonno della ragione, invece, hanno scelto per lei, per Adele e per Nadia, un diverso, atroce, destino.





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