ANNO 14 n° 117
Pagavano l'avvocato per assicurarsi il silenzio pure degli estranei alla banda
Trovato e i solidali offrivano aiuto anche a chi poteva metterli nei guai

VITERBO – Sosteneva le spese legali dei solidali in carcere ma anche quelle di persone estranee all’organizzazione per evitare che queste ''collaborassero'' con la giustizia mettendo nei guai l’associazione. La banda smantellata il 25 gennaio dai carabinieri con l’arresto di 13 persone tra cui Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, ritenuti ai vertici dell’organizzazione calabro-albanese, sovvenzionava la carcerazione dei solidali ''secondo uno schema tipicamente mafioso''.

Lo scrive il tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui ha respinto la scarcerazione o l’alleggerimento delle misure cautelari per alcuni dei 13 arrestati. Sposando la tesi della Dda di Roma, anche i giudici del tribunale della libertà ricostruiscono la gerarchia all’interno dell’organizzazione smantellata dai carabinieri: Giuseppe Trovato, il capo, riconosciuto punto di riferimento dei solidali, che si avvale della collaborazione di Ismail Rebeshi, dell’apporto dinamico di Sokol Dervisci e dei fratelli Spartak e Shkelzen Patozi, ''tutte persone aduse alla violenza, inseparabili compagni di avventure delittuose, veri strumenti di brutale intimidazione''.

Che Trovato intervenisse in aiuto dei solidali pagando le spese legali era già emerso nelle carte che hanno portato all’emissione delle misure cautelari. Il dato nuovo, invece, è l’aiuto offerto anche chi non era dell’organizzazione ma poteva avere informazioni dannose per l’associazione, come il caso di R.S., arrestato con un chilo di cocaina.

''Adesso – spiega Trovato all’amico Dervishi - fa la delega con l’avvocato nostro, così almeno sappiamo che ha parlato o no….se sta parlando arrestano a 30 persone, non solo a chi gliel’ha data, pure a chi la dà, mi hai capito, la do a quello, a quella, però può essere pure che è in attesa di giudizio, capito come’’. Soldi che in realtà non ha dato e infatti è preoccupato: ‘’Un chilo, manco sei mesi, due mesi – dice ancora Trovato a Dervishi dopo l’udienza per direttissima di R.S. – non è strano almeno che… però c’hanno messo il braccialetto elettronico… è strano..o, infatti, adesso dobbiamo scoprire se… o zì, ha parlato secondo me perché qua c’è un casino senno..” e ancora ‘’…a direttissima e subito fuori, vabbò può essere perché è incensurato…solo che dobbiamo scoprire se ha parlato…comunque stiamo attenti''.



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