ANNO 14 n° 118
Mafia viterbese, otto ore di udienza per ricostruire gli attentati della banda
In aula il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri: ''Dimostrato il vincolo associativo''
28/05/2020 - 06:41

VITERBO - Mafia viterbese, udienza fiume a porte chiuse per Ionel Pavel, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci. 

Per oltre otto ore, ieri mattina, il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri della compagnia di Viterbo, il maggiore Marcello Egidio, avrebbe ricostruito di fronte al tribunale le lunghe e articolate indagini che il 25 gennaio del 2019 portarono a smantellare un presunto sodalizio di stampo mafioso radicato nella Tuscia, che per mesi avrebbe tentato di raggiungere il controllo della città con metodi tutt'altro che leciti. 

13 le persone che finirono in manette. 53 gli attentati messi a segno tra auto incendiate, teste di animali mozzate e lumini da morto lasciati di fronte alle saracinesche dei principali concorrenti sul mercato dei Compro Oro. 47 le vittime. 19, quelle che si sono costituite parti civili, tra cui il Comune di Viterbo.

Pecci, Erasmi e Pavel, difesi dagli avvocati Carlo Taormina, Fausto Barili, Giuliano Migliorati e Michele Ranucci, sono gli unici dei tredici arrestati a cui viene contestata ''solamente'' l'aggravante del metodo mafioso, a differenza degli altri dieci, tra cui i presunti vertici del sodalizio Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, che devono rispondere dell'associazione di stampo mafioso.

Secondo i pm Fabrizio Tucci e Giovanni Musarò, il coinvolgimento di Pecci, Erasmi e Pavel si sarebbe limitato a dei ''reati scopo''. Ovvero a delle azioni criminali fatte con l'aggravante del metodo mafioso per favorire l'operato della banda.

Durante la lunga deposizione di ieri del comandante Egidio sarebbe emerso come a legare i sodali ci fosse un forte vincolo associativo, emerso anche dalle intercettazioni ambientali. Quelle stesse captazioni che secondo l'accusa e la ricostruzione dei militari, dimostrano il reato associativo e il metodo mafioso. 

Oggi si tornerà in aula: parola alle prime presunte vittime. Si preannuncia un'altra udienza molto delicata. 





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