ANNO 14 n° 118
Mafia viterbese, Ionel Pavel ai domiciliari col braccialetto elettronico
Dopo oltre un anno di carcere, la decisione del giudice: il 36enne uscirà dal carcere di Torino
09/04/2020 - 06:48

VITERBO - Mafia viterbese, per Pavel Ionel arriva l'ok agli arresti domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico.

La decisione del collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone arriva in piena emergenza Coronavirus: il 36enne, unico rumeno a finire in manette il 25 gennaio del 2019 dopo il maxi blitz dei carabinieri che smantellò una presunta organizzazione mafiosa nata e cresciuta nel viterbese, potrà uscire dal carcere di Torino e tornare a Viterbo, nel suo appartamento. Per lui, difeso dall’avvocato Michele Ranucci, un alleggerimento della misura cautelare dopo oltre 14 mesi di reclusione nell’istituto piemontese ''Lorusso e Cutugno''. Secondo i giudici non sussisterebbero più le esigenze cautelari che più di un anno fa portarono il gip Emanuela Attura a firmare l’ordinanza: nessun pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove. Ma soprattutto nessun pericolo di reiterazione del reato dal momento che il gruppo risulta essere stato smantellato e i presunti vertici, il calabrese Giuseppe Trovato e l’albanese Ismail Rebeshi, ''neutralizzati'' e ''isolati''.

Pavel deve rispondere di danneggiamento, furto e atti intimidatori, compiuti con l’aggravante del metodo mafioso: ''in qualità di persona di fiducia di uno dei presunti vertici dell’associazione Ismail Rebeshi'', avrebbe studiato le abitudini di vita delle vittime della banda per poi colpirle.

''Tali azioni – si legge nell’ordinanza a firma del giudice – si iscrivono in una serie di numerosi atti intimidatori, estorsivi ed incendiari posti in essere nel territorio di Viterbo e zone limitrofe con il fine di acquisire il controllo del territorio in determinati settori economici da parte deli partecipanti all’associazione mafiosa Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi, Sokol Dervishi, Gabriele Laezza, Spartak e Shkelzen Patozi, Gazir Gurguri, Luigi Forieri, Fouzia Oufir e Martina Guadagno’’.

Ionel Pavel, al quale non è contestato il reato di associazione mafiosa, ‘’avrebbe partecipato a tre episodi delittuosi funzionali al perseguimento degli scopi associativi dei sodali, commettendo azioni criminosi quale ''uomo di fiducia'' oppure su incarico del Rebeshi''.

Insieme ai due viterbese Manuel Pecci ed Emanuele Erasmi - anche loro fuori dal 416 bis -, è stato l’unico dei tredici arrestati a non chiedere il rito abbreviato: il processo ordinario a loro carico si è aperto lo scorso 9 marzo nel carcere di Mammagialla.





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