ANNO 14 n° 118
Mafia viterbese, giovedì dal carcere l'ultima parola a Rebeshi
Ieri le discussioni delle difese dei due boss: ''Inutile provare a qualificare come mafia qualcosa che non lo è''
09/06/2020 - 06:37

VITERBO - Mafia viterbese, udienza fiume per le difese dei due presunti boss Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, in carcere da più di un anno con l'accusa di aver messo in piedi un'associazione di stampo mafioso. 

Per ore ieri mattina, in un tribunale di piazzale Clodio ancora inaccessabile a causa delle restrizioni per il Covid-19, gli avvocati Giuseppe Di Renzo e Roberto Afeltra hanno cercato di smontare le articolate e pesanti accuse, di fronte al gup Emanuela Attura.

Per loro l'ultima opportunità di chiarire la posizione dei propri assistiti, prima della sentenza, che salvo imprevisti dovrebbe arrivare giovedì prossimo. Esattamente a quattro mesi di distanza dalle richieste di condanna per i presunti vertici della banda sgominata all'alba del 25 gennaio del 2019: per il 45enne calabrese Giuseppe Trovato i pm hanno chiesto 20 anni e 20mila euro di multa, proprio come per Ismail Rebeshi.

E sarà proprio lui il vero protagonista della prossima udienza: il 37enne albanese avrebbe intenzione di fare delle spontanee dichiarazione dal carcere, parlando direttamente al giudice e fornendo una propria versione degli attentati, degli incendi e delle intimidazioni che la procura gli contesta e che per mesi, a cavallo tra il 2017 e il 2019 avrebbero messo in ginocchio imprenditori e cittadini viterbesi. Sarà sua, dopo le richieste di accusa e difesa, l'ultima parola.

''Ismail Rebeshi è stato dipinto come un criminale incallito – spiega il suo avvocato Roberto Afeltra, al termine della discussione, conclusa poco dopo le 17 – ma questo non risulta dalla copiosa documentazione che abbiamo depositato. Ho spiegato, capo per capo, tutte le contestazioni che ci vengono addebitate, molte delle quali contraddittorie: tra tutte il numero degli attentati a cui avremmo partecipato. Rebeshi, che secondo l'accusa sarebbe il capo dell'intera banda, avrebbe preso parte a meno della metà degli episodi criminosi...''. Per questo ne è stata chiesta l'assoluzione e l'immediata scarcerazione. 

''Quello che è certo è che non ci troviamo di fronte ad un’associazione mafiosa''.

''Semmai ad una serie di episodi che possono delineare un’illecita concorrenza del mercato con violenza e con minaccia – prosegue l’avvocato Giuseppe Di Renzo, difensore di Giuseppe Trovato e della sua compagna Fouzia Oufir – ma non c’è alcuna associazione di stampo mafioso. È inutile provare a qualificare come criminalità organizzata qualcosa che non lo è, qualcosa di inesistente. Hanno parlato di mafia delocalizzata, di piccola mafia, di mafia silente. Niente di tutto ciò''.

Con le discussioni degli avvocati dei due presunti vertici del sodalizio, smantellato all'alba del 25 gennaio 2019, si sono concluse le requisitorie dei 10 arrestati che hanno optato per il rito abbreviato: Giuppe Trovato, Ismail Rebeshi, Luigi Forieri, Martina Guadagno, i fratelli Spartak e Shkelzen Patozi, Gabriele Laezza, Fouzia Oufir, Gazmir Gurguri e Sokol Dervishi.

Giovedì prossimo, dovrebbe arrivare la sentenza.





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