ANNO 14 n° 118
Mafia viterbese, parola alle parti civili tra una settimana
Il primo giugno le discussioni dei legali delle 19 presunte vittime dell'organizzazione
25/05/2020 - 06:46

VITERBO - Mafia viterbese, parola alle parti civili tra una settimana. 

Dopo lo stop delle udienze a causa dell'emergenza Covid-19, che ha rallentato l'attività nelle aule di giustizia di tutta Italia, si tornerà in aula tra una manciata di giorni: di fronte al giudice Emanuela Attura, dieci dei tredici arrestati dell'Operazione Erostrato, accusati di far parte di un'organizzazione di stampo mafioso. 

Il primo giugno, dopo il rinvio d'ufficio dello scorso 4 maggio, ci sarà spazio per le discussioni delle presunte vittime del sodalizio. 19 parti civili, compreso il Comune di Viterbo rappresentato dall'avvocato Marco Russo, cadute nella rete della banda, che per mesi, fino al maxi blitz del 25 gennaio dell'anno scorso, tentò di mettere sotto scacco le principali attività economiche del viterbese. Compro Oro, ditte di traslochi, movida notturna e spaccio.

A distanza di cinque mesi dalle maxi richieste di pena formulate per gli appartenenti al gruppo dai pm Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci, si potrà tornare di fronte al giudice Emanuele Attura. E questa volta spetterà alle vittime fare le lore richieste, i termini di risarcimento danni.

A capo del sodalizio, sradicato dopo lunghe indagini da parte della Dda di Roma, secondo la procura, un binomio calabro-albanese. Da un parte Giuseppe Trovato. Dall'altra Ismail Rebeshi. Per entrambi i pm hanno chiesto 20 anni di carcere.

Più basse le pene per i loro presunti complici: per Sokol Dervishi divenuto collaboratore di giustizia dallo scorso ottobre, 8 anni, per Spartak Patozi 16 anni e 20mila euro, per il fratello Shkelzen 14 anni e 10mila euro, per Gazmir Gurguri 10 anni e 8 mesi, per Gabriele Laezza 14 anni e 16mila euro, per Fouzia Oufir 10 anni, 8 mesi e 10mila euro, per Luigi Forieri 12 anni e 4 mesi e per Martina Guadagno 9 anni e 4 mesi di reclusione.





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