ANNO 14 n° 79
''E' meglio che diventiamo amici, Camì''
Anche la famiglia Camilli tra le vittime dell'associazione per delinquere. Minacce, pedinamenti e un atto minatorio, sventato, ai danni di Vincenzo

VITERBO - Non basterebbe un libro per descrivere le azioni criminose e le frasi di stampo mafioso rivolte, da Giuseppe Trovato e i suoi uomini, a molti imprenditori e professionisti della Tuscia.

Tra le vittime delle minacce anche la famiglia Camilli a cui, il sodalizio avrebbe chiesto insistentemente una somma di denaro anche in cambio di una 'protezione' futura. ''Con me potete diventare amici o nemici. E' meglio se diventiamo amici, Camì''.

Una frase quasi inquietante rivolta al sindaco di Grotte di Castro e Patron della Viterbese Piero Camilli. Quasi un invito che viene arricchito da dettagli aggiunti nelle varie telefonate minatorie: ''Io devo tenere conto a persone pesanti da giù'', per vantare un presunto legame con famiglie meridionali di stampo criminale. Un legame che, in realtà, viene più volte sottolineato anche nelle intercettazioni ambientali.

Una storia, tornando ai proprietari della Ilco, iniziata alla fine del 2017 che ha portato a pedinamenti dei malavitosi ai danni di Piero e Vincenzo Camilli, fino alla fase esecutiva del piano che, però, è stata sventata da un servizio di vigilanza da parte delle forze dell'ordine. Erano pronte per lui teste di maiale mozzate da abbandonare all'ingresso dell'abitazione. Un atto intimidatorio non riuscito da parte della banda calabro-albanese. Tanti i sopralluoghi effettuati dai componenti dell'associazione ai danni dei Camilli: dalle abitazioni alla sede della Ilco ad Acquapendente.



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