ANNO 14 n° 118
Feto nel cassonetto,
la Procura impugna
la decisione del gip
17/05/2013 - 04:00

VITERBO – Si svolgerà il 31 maggio prossimo l’udienza al tribunale del Riesame fissata dopo l’impugnazione, da parte della Procura, della decisione del gip del tribunale di Viterbo, Francesco Rigato, di respingere la richiesta d’arresto per l’infermiere.

Il fatto risale al 2 maggio scorso, quando in un cassonetto del quartiere Carmine, in via Solieri, gli uomini della Squadra mobile viene rinvenuto un feto. Sul registro degli indagati finiscono la madre, una romena di 24 anni, e l’amico infermiere che, subito dopo il parto, l’aveva accompagnata con un’importante emorragia in corso, all’ospedale Belcolle. Lo stesso che le aveva procurato il Cytotec 200, medicinale che induce l’aborto.

Mentre la donna rimane ricoverata nel nosocomio, il sostituto Franco Pacifici chiede l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la donna per soppressione e occultamento di cadavere, lasciando aperta la possibilità che la bimba (nata prematura di sette mesi) fosse nata morta. Il gip, però, respinge la richiesta.

Poi i primi risultati dell’autopsia: il medico legale Mario Bacci ritiene che la piccola avrebbe potuto salvarsi. Quindi due nuove richieste d’arresto: per la romena ma anche per l’infermiere. L’ipotesi di reato è omicidio. Accolte in parte dal gip: l’uomo rimane a piede libero, mentre la donna finisce in carcere per l’accusa respinta precedentemente, cioè quella di soppressione e occultamento del cadavere. Per il gip Rigato, infatti, la bambina è nata morta.

Ma la Procura non è d’accordo e impugna la decisione del giudice: per il pm si è trattato di omicidio e i responsabili sono la romena quanto l’infermiere.

L’avvocato della donna, Maria Antonietta Russo, ha tempo fino a stasera per presentare eventuale ricorso al Riesame.





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