ANNO 14 n° 118
Feto gettato nel cassonetto, ''La piccola respirava subito dopo il parto''
Per i consulenti dell’accusa sarebbe stata viva anche se
per pochi istanti, ''C’era ossigeno nei suoi polmoni''
30/01/2019 - 07:01

VITERBO – (b.b.) Avvolta in buste di plastica, carta stagnola e asciugamani e poi gettata in un cassonetto dell’immondizia, dopo essere venuta alla luce alla 28esima settimana di gestazione all’interno di un appartamento a San Faustino.

Ma sulle modalità, sui tempi e sulle cause di quel parto avvenuto nel bagno di casa della 29enne Alina Ambrus è scontro tra Procura e difesa. La difesa dell’infermiere Graziano Rappuoli, imputato in Corte d’Assise per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Secondo il pubblico ministero Franco Pacifici, infatti, sarebbe stato lui a fornire alla giovane donna la dose di Cytocet necessaria per interrompere quella gravidanza indesiderata e poi averla aiutata a disfarsi del feto.

''La piccola era viva al momento del parto: all’interno dei suoi alveoli polmonari, ad un esame più approfondito, sono state rinvenute tracce di aria e ossigeno. Ciò significa che ha respirato, sebbene quegli atti respiratori non siano stati abbastanza forti da consentirle di aprire ed espandere i polmoni. Gli organi, a causa della nascita prematura, non erano del tutto formati e per questo è morta immediatamente dopo aver visto la luce per una crisi cardio respiratoria''. A ripercorrere in aula i primi e ultimi istanti di vita della bambina, è stato il professore di medicina legale Mauro Bacci, nominato dalla Procura come consulente di parte.

''Di certo se quel parto fosse avvenuto in una struttura idonea, la bimba avrebbe potuto salvarsi. A livello teorico oltre i 180 giorni di gestazione un feto può essere portato a formazione completa, se seguito da personale specializzato''.

Respirava, dunque. E sebbene sia morta negli istanti immediatamente successivi al parto, i suoi polmoni avrebbero ispirato dell’aria. Un elemento fondamentale per l’accusa, che avvalorerebbe l’ipotesi di omicidio, contestata al Rappuoli.

''Non si è trattato di un aborto spontaneo né di parto precipitoso – ha concluso il medico legale Massimo Lancia – la donna ha assunto un farmaco che provoca contrazioni e ha espulso il feto. Il corpicino presentava tutte le caratteristiche di un lungo passaggio attraverso lo stretto canale del parto''.

Si tornerà in aula a marzo.





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