ANNO 14 n° 120
Ervin Di Maulo
resta ai domiciliari
Rigettata dal tribunale di Tivoli la richiesta di scarcerazione per l'ultras
15/07/2016 - 02:01

VITERBO - Ervin Di Maulo resta ai domiciliari. Le indiscrezioni di ieri mattina hanno trovato conferma in giornata: il 35enne, esponente dell'estrema destra viterbese e vicino all'ex gruppo di tifosi organizzati della Viterbese, Questione di Stile, accusato di aver preso parte a una spedizione punitiva ai danni dei tifosi dell'Ardita San Paolo a Magliano Romano, resterà agli arresti domiciliari fino al 2018, come disposto dalla condanna a 4 anni di reclusione per lesioni gravissime, formulata in primo grado e confermata poi in appello. 

Nessuna possibilità di pena alternativa, dunque. È stata, infatti, rigettata ieri mattina dal tribunale di Tivoli, che ha competenza al riguardo, la richiesta di scarcerazione avanzata dall'avvocato difensore di Di Maulo, Domenico Gorziglia. L'ultras dovrà scontare ai domicilari la sua condanna fino all'ultimo giorno, così come Edoardo Fanti, anche lui mai tornato in libertà.

Destino ben diverso quello toccato invece a Jacopo Magnani e Diego Gaglini, condannati a tre anni di reclusione e scarcerati rispettivamente a febbraio e maggio scorsi.

Anche loro, come Di Maulo e Fanti, secondo la verità processuale sarebbero stati presenti quel 16 novembre 2014 al raid allo stadio di Magliano. Un'irruzione in piena regola ai danni della tifoseria opposta, probabilmente per motivi di antagonismo politico (i supporters dell'Ardita San Paolo sono vicini ai gruppi di estrema sinistra): una ventina di giovani con il volto incappucciato, spranghe e bastoni alla mano, avrebbe preso d'assalto gli spalti del campo, durante la partita giocata in casa contro l'Ardita San Paolo. Colpi, botte e sprangate. Una furia cieca durata qualche minuto, sufficiente per far finire quattro tifosi dell'Ardita in ospedale, con lesioni pesantissime. 

Di Maulo & Co., per volontà del PM di Tivoli Gabriele Iuzzolino, vennero processati con rito immediato. Tre e quattro anni le condanne formulate, confermate nel maggio scorso anche dal processo d'appello. Gli altri cinque dei nove indagati hanno scelto, invece, la strada del rito abbreviato.





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