ANNO 14 n° 118
La difesa: ''Pronto ricorso al Riesame''
Oggi il deposito dell’istanza di scarcerazione al Tribunale della Libertà di Roma
13/09/2014 - 02:01

di Alessia Serangeli

VITERBO – E’ un fiume in piena, l’avvocato Roberto Alabiso, nell’esporre tutte le motivazioni per cui “non ha senso tenere Gianfranco Fiorita in carcere”.

Per questo, dopo il rigetto dell’istanza di scarcerazione da parte del giudice di Viterbo Rita Cialoni, il legale ha tutta l’intenzione di ricorrere al Tribunale della Libertà.

“Depositerò il ricorso domani mattina (oggi per i lettori, ndr)”, ha anticipato nel pomeriggio di ieri Alabiso. Che farà anche di più. “La prossima settimana presenterò un’ulteriore istanza al dottor Eugenio Turco, che è il giudice naturale del procedimento incardinato contro il mio assistito”.

Turco è infatti il presidente del collegio davanti al quale si celebra il processo che vede sul banco degli imputati il dentista per appropriazione indebita aggravata. Meglio: Fiorita si vedrà per la prima volta in un’aula giudiziaria il prossimo 8 gennaio, perché finora è stato latitante. Si era rifugiato in Sudamerica, dove ha messo su famiglia e dove praticava la professione di dentista.

“Ha deciso di tornare spontaneamente – aveva già spiegato Alabiso - perché secondo la legge del Paraguay alcuna persona può essere espulsa se genitore di figli minorenni”. E Fiorita ha due bambini di 18 e 5 mesi. “Sarebbe potuto rimanere comodamente in Sudamerica per altri sedici anni”.

E’ proprio per questo motivo che, secondo il legale, non ha senso tenere Fiorita in carcere. “Non sussistono più le esigenze di custodia cautelare: mi pare evidente che, essendosi consegnato alle autorità spontaneamente, il pericolo di fuga viene meno; così come la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove: al processo sono già stati ascoltati più di cinquanta testimoni e ormai non potrebbe contaminare alcunché”. Non solo: la detenzione in carcere altro non è che “l’anticipazione punitiva di un’eventuale condanna”, ha detto l’avvocato.

Il legale, nel frattempo, ha depositato un’istanza al sindaco Michelini per trovare un alloggio al suo assistito. “Sia il giudice che il pubblico ministero hanno dato parere favorevole agli arresti domiciliari se ci fosse una dimora idonea”, ha aggiunto l’avvocato.

Fiorita, infatti, è indigente: persino il biglietto aereo dal Paraguay a Fiumicino gli era stato saldato dall’Ambasciata paraguaiana.

“Il mio cliente non possiede alcun bene, per questo sono esterrefatto dalle numerose lettere che mi arrivano in questi giorni in cui viene chiesto il risarcimento”.

Fiorita è accusato di essersi intascato 660mila euro dai suoi vecchi pazienti. A parte la cifra che, per il legale, sarebbe esagerata, “se non esce dal carcere e ricomincia a lavorare come fa a risarcire le presunte vittime? (In 49 si sono costituite parte civile, ndr) ”.





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