ANNO 14 n° 119
Fiorita: ''Sono pronto a risarcire chi ne ha diritto''
Lunghissimo colloquio in carcere tra il dentista e l’avvocato di fiducia Alabiso
04/09/2014 - 02:00

VITERBO – “Finalmente, adesso, potremo difenderci”.

E’ un fiume in piena l’avvocato Roberto Alabiso parlando della vicenda processuale che vede il suo assistito, Gianfranco Fiorita, sul banco degli imputati per appropriazione indebita aggravata. L’accusa, in particolare, parla di ben 660mila euro che il dentista si sarebbe intascato prima di far perdere le proprie tracce, nell’ottobre di quattro anni fa; quando si rifugiò in Paraguay.

Ieri mattina, come previsto, nel carcere di Mammagialla dove è recluso da lunedì sera, Fiorita ha sostenuto un lungo colloquio con il suo avvocato di fiducia. Un incontro piuttosto importante, durante il quale il dentista avrebbe riferito al legale dettagli tutt’altro che secondari. “Quando potremo raccontarli in aula sicuramente ci sarà qualche colpo di scena”, ha detto l’avvocato con toni sibillini.

Perché non esclude che le cifre possano essere state gonfiate ad arte. Ricordiamo che su 79 presunte vittime di Fiorita, solo in 49 si sono costituite parte civile nella speranza di ottenere un risarcimento.

“Durante il dibattimento alcune persone hanno sostenuto di aver versato una cifra ‘x’ al mio assistito senza provvedere, però, a documentarlo”, ha spiegato Alabiso, che ha aggiunto: “Qualsiasi altra persona, a questo punto, potrebbe presentarsi in tribunale e sostenere di essere stato imbrogliato da Fiorita”.

Ad ogni modo, “Il mio assistito, che – sottolinea l’avvocato - si è presentato volontariamente all’ambasciata del Paraguay, questa mattina (ieri per i lettori, ndr) mi ha detto a chiare lettere che è tornato per risarcire chi, realmente, è stato imbrogliato”.

Il legale tiene a precisare che tornare in Italia è stata una decisione che Fiorita ha preso spontaneamente. “Non solo in Paraguay non c’è l’estradizione, ma secondo una legge del Paese alcuna persona può essere espulsa se genitore di figli minorenni”. Ergo: il dentista sarebbe potuto rimanere comodamente in Sudamerica per altri sedici anni. “Ha due figli uno di 18 mesi e l’altro di 5”, ha detto il legale che, domani mattina, depositerà istanza di scarcerazione o, in subordine, chiederà la concessione degli arresti domiciliari.

Per Alabiso, infatti, non sussistono più i presupposti di custodia cautelare. “Quanto al pericolo di fuga, mi pare evidente che, essendosi consegnato alle autorità spontaneamente, viene meno; così come la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove: al processo sono già stati ascoltati più di cinquanta testimoni e ormai non potrebbe contaminare alcunché”.

Fiorita esercitava la professione di dentista anche in Paraguay ma, l’impressione del suo avvocato dopo averci lungamente parlato ieri mattina, è che “voglia tornare a lavorare in Italia e farsi raggiungere dalla sua famiglia”.





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