ANNO 14 n° 119
Illecito il 75% dei rimborsi ai consiglieri
A Parroncini la procura di Rieti contesta circa 200mila euro di spese indebite
28/12/2014 - 03:55

VITERBO - Un vero e proprio far west, dove ognuno dava impunemente l'assalto alla diligenza dei fondi regionali messi a disposizioni dei gruppi di maggioranza e d’opposizione. Unici estranei, i rappresentanti della lista Bonino-Panella. Questo il quadro che emerge dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Rieti nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette ''spese pazze'' del Pd al Consiglio regionale del Lazio, chiusa nei giorni scorsi dalla Procura della Repubblica di Rieti.

Stando a quanto riportato dall'Ansa, il 75% delle spese rimborsate ai consiglieri Pd nel triennio 2010-2012 sarebbe illegittimo. Secondo la Procura, tra i consiglieri che avrebbero abusato di più dei soldi del gruppo ci sarebbe il viterbese Giuseppe Parroncini. A lui e ad altri cinque consiglieri, sono state contestate spese che variano da 150 a 260mila euro. Gli altri, più parchi, si sarebbero ''limitati'' a scialacquare dai 50 ai 100mila euro. Soldi spesi per cene, regali, vini pregiati, finanziamenti ai giornali cartacei o web compiacenti e chi più ne ha più ne metta spacciati per rapporti con l’elettorato e attività politico-amministrativa. Il tutto per una somma di 2 milioni e 600mila euro.

Per arrivare alla definizione delle accuse, è servito oltre un anno e mezzo d’indagini, almeno 300 interrogatori e altrettanti controlli incrociati sulle fatture presentate dai consiglieri per ottenere i rimborsi. Infine, il 23 dicembre scorso, la procura della Repubblica di Rieti ha chiuso l’inchiesta: quarantuno gli indagati, tra le quali tredici ex consiglieri regionali, cinque amministratori pubblici, due sindaci, cinque senatori, un deputato e numerosi imprenditori e professionisti e collaboratori dei politici.

Peculato, truffa aggravata e illecito finanziamento i reati contestati a vario titolo a tutti. Nei prossimi giorni sarà notificato loro l’avviso di conclusione delle indagini che, in genere, fa da preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.

Il filone d’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi consiliari della Regione Lazio, tra il 2010 e il 2012, iniziò con l’arresto di Franco Fiorito, ''er batman'' di Anagni, all’epoca corpulento capogruppo del Pdl alla Pisana. Le indagini, scaturite da un esposto alla Procura di Roma presentato da Francesco Battistoni, acerrimo nemico di Fiorito e suo successore alla guida del gruppo dei berluscones, si allargarono a macchia d’olio, finendo per travolgere la giunta Polverini, che fu costretta alle dimissioni. Nei mesi successivi, i magistrati scoperchiarono un vero e proprio verminaio, al quale nessun partito, tranne i radicali, era estraneo.





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