ANNO 14 n° 117
Ecco la strategia per una Viterbese bis
Le operazioni di trasferimento del titolo nel capoluogo sono già iniziate
12/03/2013 - 04:00

VITERBO - (An. Ar.) Due Viterbese? Ma anche no, visto che una, quella che attualmente è in lotta per la vittoria del girone E della serie D, assomiglia ad uno yogurt, cioè porta la data di scadenza. Se davvero chiuderà, come lascia pensare la disastrosa situazione economica e un’istanza di fallimento pendente sulla sua testa, ecco che nella prossima stagione avremo a che fare con un’altra realtà calcistica. E soprattutto avremo a che fare con altri dirigenti, magari più avveduti e lungimiranti di quelli che si sono visti nelle ultime stagioni.

Non è un segreto che Piero Camilli a fine campionato lascerà il Grosseto: in Maremma il Comandante ha esaurito il suo ciclo, e lo ha fatto a suon di trionfi (cavalcata dalla serie D ai playoff per la B) e negli ultimi anni anche a colpi di delusioni, vedi il coinvolgimento – suo malgrado – nel calcioscommesse. Non è neanche un mistero che l’imprenditore di Grotte di Castro voglia cimentarsi con l’ennesima, stuzzicante sfida della sua carriera dirigenziale: fare calcio a Viterbo, e farlo nell’unica maniera che conosce, una maniera vincente.

Perciò Camilli è già al lavoro da tempo per sbarcare nel capoluogo. Già nel giugno scorso aveva provato a farlo, imbastendo una lunga e difficile trattativa con la proprietà gialloblu (Graziani presidente): alla fine non se ne fece nulla, perché la disastrata situazione finanziaria del club consigliava la massima prudenza. Oggi, che i problemi economici gialloblu sono deflagrati in tutta la loro gravità, Camilli ha definitivamente accantonato il progetto,e ha dirottato le sue forze su un piano B. Quello cioè di trasferire in città un titolo sportivo esterno, che consenta di ripartire da zero, con i conti immacolati, l’entusiasmo della prima ora, e una verginità anche d’immagine che non guasta mai.

Gli uomini di fiducia del patron della Ilco – a partire dal fidato ed espertissimo avvocato Ranucci - stanno mettendo a punto ogni dettaglio. L’ipotesi più probabile resta quella di trasferire qui la Castrense, altra creatura di famiglia attualmente al vertice del campionato di Promozione e gestita dal primogenito di Camilli, Vincenzo. Qualora i gialloblu ottenessero l’accesso in Eccellenza (obiettivo per il quale la squadra fu costruita già in estate), ecco che il trasferimento a Viterbo sarebbe perfetto. La nuova Viterbese ripartirebbe dal massimo campionato regionale, come in passato sono state costrette a fare tante altre squadre blasonate, e vengono in mente Ancona, Triestina, Giulianova e via dicendo.

E se la Castrense non fosse promossa? A parte una buona dose di scongiuri, ecco che si potrebbe comunque trovare un’alternativa bella e pronta, e sempre a pochi chilometri di distanza. Già, perché un discorso del genere – trasferimento del titolo sportivo – era già stato intavolato con la Flaminia di Civita Castellana. E come allora, ancora oggi il presidente rossoblu Ciappici potrebbe accettare di buon grado di cedere la sua serie D ai cugini viterbesi e di ripartire l’anno prossimo da una meno impegnativa Eccellenza.

Ah, un’ultima cosa dedicata ai romantici del genere. L’idea sarebbe quella di rispolverare il titolo di Unione sportiva Viterbese, quello originale, quello scomparso nel 2004 con il fallimento di Capucci. Attualmente è in possesso del curatore fallimentare, e con una cifra relativamente bassa si può comprare. Sarebbe la chiusura del cerchio, un primo regalo per i tifosi in attesa delle vittorie sul campo.






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