ANNO 14 n° 120
''L'omofobia dentro''
Emanuela Dei (Solidarietà Cittadina) interviene sulla Giornata Internazionale contro l'omofobia-lesbofobia-trasfobia
16/05/2013 - 17:00
Riceviamo e pubblichiamo

Oggi 17 maggio è la Giornata Internazionale contro
l'omofobia-lesbofobia-trasfobia. Questo evento è stato creato per
ricordare, sensibilizzare e ancora combattere ogni discriminazione nei
confronti di persone non eterosessuali. La lotta è sempre verso
l'esterno, come se il solo nemico fosse visibile e facilmente
identificabile. Una parola, uno spintone uno sguardo di scherno sono
gli atteggiamenti palesi con cui l'omofobia si manifesta. Esiste però
un tipo di omofobia, chiamata omofobia interiorizzata, che colpisce ed
umilia più di uno schiaffo dato da chi odia la diversità. Ma cosa è?
Un ragazzo/a sin da piccolo nasce e cresce in un contesto
eterosessuale. I suoi modelli di riferimento sono un uomo e una donna.
La società impone un modello fortemente eterosessuale, persino i
colori diventano un segno distintivo. Ai bambini viene insegnato che
il celeste è maschio il rosa è da femmine. Ai bambini maschi non può
piacere il rosa, una bambola o una padellina di plastica. Si inizia da
qui ad “interiorizzare” un comportamento prestabilito, dove non c’è
scampo per la diversità. Un gusto non conforme a quello standard viene
subito corretto in modo da far rientrare il bambino nel rassicurante
sistema eterosessuale. Si inizia così a combattere con se stessi
cercando di adattarsi il più possibile a quello che i genitori, la
famiglia e la società impone. Ci si inizia a nascondere e nemmeno ci
si accorge di tale modalità. La persona si scinde in due: quella che i
suoi bisogni e pulsioni gli dicono di essere, quella che la società
gli impone di essere. Cosa ne nasce? Un grande conflitto, accompagnato
da gran senso di colpa, umiliazione, una cattiva considerazione di sé
e poca autostima. Questi cattivi paragoni tra il vero sé e una società
apparentamene solida, maschia, forte e poco attenta al supporto del
diverso, fa sì che il ragazzo/a diverso/a pensi che in fondo lui/lei
non è proprio uguale agli altri. Diciamo un po’ inferiore, ha qualcosa
di meno e naturalmente non può aspirare ad una “felicità normale”, non
se la merita. Nasce da qui il cittadino di serie B. Nascono da qui gli
amori e le relazioni di serie B. Tutto avviene nell’ombra, tanti
sotterfugi pur di non deludere i propri cari. Non si vuole far male a
propri familiari e agli amici. Si continua a vivere di giorno con una
faccia e di notte con un’altra. Non si pensa che le persone che ci
stanno vicino ci amano per quello che siamo, per come li facciamo
ridere o per le esperienze che ci hanno fatto crescere insieme.
L’omosessuale non dichiarato, che non ha rivelato la sua vera natura,
vive nel terrore di deludere o peggio di perdere le persone che ama.
Queste esistenze vivono con un gran dolore la propria vita. Il
conflitto in loro gli toglie forze e il sorriso. I più fuggono dal
luogo di origine cercando di farsi una vita lontano dai loro cari.
Questo non è giusto. Non esistono persone inferiori o superiori ad
altre. Non esiste una topten sul sentimento dell’amore. Bisogna avere
il coraggio di essere sé stessi, sempre. Bisogna educare i cittadini
alla diversità. La diversità è crescita, la diversità è un utile modo
per farsi domande, ragionare e crescere. Se tutti fossimo uguali non
ci sarebbe più lo stimolo allo sviluppo e alla ricerca. Fare
coming-out ( dichiararsi) vuol dire affermare la propria esistenza, la
propria individualità. Ognuno di noi è differente dall’altro, non ce
lo dimentichiamo. Fare coming-out neutralizza l’omofobia
interiorizzata portando a una conseguente adozione di un’identità gay
o lesbica positiva ed integrata nel tessuto sociale. Bisogna parlare,
dire come si è fatti, in modo da rendere questa normalità a cui tanto
aneliamo sempre più vera e concreta. Penso che un omosessuale abbia il
diritto di vivere una vita felice, penso che abbia il diritto ad un
amore felice e che questo venga riconosciuto e istituzionalizzato come
per i legami affettivi tra un uomo e una donna. Gli omosessuali
dovrebbero avere, semplicemente, la possibilità di scegliere se
sposarsi o meno. La scelta rende l’uomo libero. L’istituzione del
registro delle Unioni Civili a Viterbo potrebbe essere un primo passo
per riconoscere che anche nella nostra cittadina ci sono omosessuali e
lesbiche. Proprio così, siamo dappertutto, e questa città appartiene
anche a noi.

Emanuela Dei candidata come Consigliere Comunale per Solidarietà Cittadina




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