ANNO 14 n° 119
Inchiesta palazzo Spreca, eseguiti altri sequestri
Gli indagati adesso salgono a tre
10/07/2013 - 01:30

VITERBO – Sta svelando una sistematica spoliazione di opere d'arte l'inchiesta coordinata dal procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, che nei mesi scorsi ha portato al recupero di un pregevole ciclo di affreschi della fine del XV secolo, raffiguranti le virtù profane, asportati da una sala di Palazzo Spreca, in via Santa Maria Egiziaca, in pieno centro storico. Nei giorni scorsi, infatti, la polizia giudiziaria ha individuato e sequestrato un'edicola-lavabo decorata e i conci di un antico portale, entrambi ''spariti'' dall'edificio.

Secondo quanto si è appreso, l'edicola e il portale, peraltro appartenente alla stessa sala da cui erano stati ''strappati'' i quattordici affreschi, sono stati trovati in possesso di un viterbese, che è stato iscritto sul registro degli indagati della procura viterbese, facendo così salire a tre il numero delle persone coinvolte nell'indagine.

La polizia giudiziaria aveva iniziato ad indagare sulle opere d'arte poste sotto sequestro dopo aver verificato, nel corso di un'ispezione a Palazzo Spreca, i punti dai quali erano stati asportati sia l'edicola che il portale. Subito dopo si sono messi sulle tracce di chi aveva accesso all'edificio ed hanno accertato che si trattava di una persona diversa dal proprietario della sala degli affreschi.

L'immobile, una volta di proprietà comunale, era stato infatti messo in vendita in vari lotti, tra il 1989 e il 2000, dopo che la Sovrintendenza, per ragioni ancora tutte da chiarire, aveva rimosso i vincoli dando via libera alla cessione ai privati. Palazzo Spreca fini cosi' in mano ad almeno tre persone diverse.

Gli affreschi furono recuperati a Spoleto nell'abitazione di un antiquario. Poco prima li aveva esposti, probabilmente per trovare un acquirente, alla Biennale internazionale dell'antiquariato di Palazzo Venezia a Roma. Fu lì che furono visti dal professor Enzo Bentivoglio, il quale si ricordò di averli studiati su un libro di storia dell'arte. Dopo una breve ricerca, il docente verificò che erano stati ''strappati'' da Palazzo Spreca e rese pubblico il fatto. Immediatamente partirono le indagini coordinate dal procuratore Pazienti, che ne dispone il sequestro e l'affidamento al museo comunale di Piazza Crispi.

L'antiquario ha sempre sostenuto di aver ereditato i preziosi affreschi dal padre, ma secondo alcune testimonianze raccolte dagli investigatori sarebbero stati al loro posto fino al 1995. Da qui la sua iscrizione nel registro degli indagati per ricettazione e violazione delle norme sulla tutela del patrimonio storico-artistico. Dopo di lui toccò al proprietario della porzione di immobile da cui erano stati asportati. Nei confronti di quest'ultimo è stato ipotizzato il reato di distruzione dei beni dello Stato, per le manomissioni compiute in altre parti dell'edificio di valore storico-culturale. L'uomo si difende sostenendo che quando ha acquistato l'immobile gli affreschi non c'erano più. E, per quanto riguarda le ''manomissioni'', afferma di essere in possesso delle autorizzazioni per eseguire gli interventi.

Ma le indagini non si sono fermate. Si è così giunti all'individuazione e al sequestro dei giorni scorsi e all'iscrizione sul registro degli indagati della terza persona. E non sarebbe ancora finita. Gli investigatori sarebbero infatti sulle tracce di altri ''pezzi'' spariti da Palazzo Spreca.





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